Monza. Cisl: “Alle case popolari costretti a pagare fatture fantasma”

Dino-Pavesi-responsabile-sindacato-inquilini-cisl-mbSi dicono esasperati gli inquilini dei palazzi di edilizia popolare di Monza, in particolare quelli di via Filzi e via Pellegrini, dopo essersi visti recapitare a casa presunte morosità inerenti spese condominiali non pagate. «Non bastano i continui allagamenti, infiltrazioni, impianti di riscaldamento non a norma, e chi più ne ha più ne metta, ora si accaniscono anche sui nostri portafogli», hanno spiegato alcuni degli occupanti degli stabili in questione ieri durante una conferenza stampa avvenuta nella sede della Cisl di via Dante.


Dino-Pavesi-responsabile-sindacato-inquilini-cisl-mbSi dicono esasperati gli inquilini dei palazzi di edilizia popolare di Monza, in particolare quelli di via Filzi e via Pellegrini, dopo essersi visti recapitare a casa presunte morosità inerenti spese condominiali non pagate. «Non bastano i continui allagamenti, infiltrazioni, impianti di riscaldamento non a norma, e chi più ne ha più ne metta, ora si accaniscono anche sui nostri portafogli», hanno spiegato alcuni degli occupanti degli stabili in questione ieri durante una conferenza stampa avvenuta nella sede della Cisl di via Dante.

«Il Comune di Monza ha avanzato diverse richieste di pagamento di “presunti debiti” facenti riferimento a spese condominiali mai pagate – ha spiegato Dino Pavesi, responsabile Sicet Monza e Brianza (il sindacato degli inquilini casa e territorio della Cisl, ndr)». I debiti in questione andrebbero da un minimo di 20 fino a un massimo di 300 euro. «Per non parlare degli aumenti riguardanti gli affitti che, negli ultimi anni, in alcuni casi sono aumentati anche del 300%».

«Alcuni degli inquilini, una volta ricevuto l’avviso di pagamento, si sono recati in Comune per ricevere dei chiarimenti, ma nella maggior parte dei casi non hanno ottenuto spiegazioni esaustive – ha continuato Pavesi – In un solo caso, relativo al complesso di via Filzi, il Comune ha messo a nostra disposizione lo specchietto completo delle “presunte” spese affrontate per opere di pulizia, peraltro mai avvenute, tanto da non essere visibili neppure le fatture».

Una situazione complicata, questa, che vede coinvolte situazioni border line: tra cui famiglie senza lavoro e immigrati. Nell’intera provincia gli alloggi di proprietà dei Comuni e di Aler sono 3.500 ma non bastano a soddisfare tutte le richieste. «Nella sola città di Monza sono circa 1.500 gli alloggi di edilizia pubblica che servirebbero in più per sopperire alla domanda».

Annualmente il capoluogo brianzolo assegna 40 alloggi, di cui la metà tramite la graduatoria di “emergenza”. «Il ricambio degli inquilini è molto modesto e legato all’età anagrafica: gli appartamenti si liberano spesso in seguito a decessi», ha detto Pavesi.

Gli affitti sono calcolati su due partametri: il primo in base al reddito dei beneficiari (che non deve superare il valore Ise di 28mila euro), e poi in riferimanto alle condizioni in cui versa l’alloggio.

Se la situazione non dovesse trovare presto una risoluzione, il sindacato annuncia che farà causa al Comune di Monza.

In foto: Dino Pavesi, segretario del Sicet

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