Desio, lavori pubblici al palo: i soldi ci sono, ma non si possono spendere

Niente opere faraoniche. Niente voli pindarici con la fantasia. Niente, insomma, sperperi. Non è proprio il momento. Perchè, anche volendo, nessun ente pubblico probabilmente potrebbe farlo. È questa la politica con cui il Comune di Desio ha allestito il nuovo Piano triennale delle opere pubbliche, che sarà allegato al prossimo Bilancio. Con un paradosso che accomuna…molti Comuni: tanti soldi a disposizione in cassa, ma pochissime possibilità di spenderli per i vincoli sempre più stringenti del famigerato Patto di stabilità.
Niente opere faraoniche. Niente voli pindarici con la fantasia. Niente, insomma, sperperi. Non è proprio il momento. Perchè, anche volendo, nessun ente pubblico probabilmente potrebbe farlo. È questa la politica con cui il Comune di Desio ha allestito il nuovo Piano triennale delle opere pubbliche, che sarà allegato al prossimo Bilancio. Con un paradosso che accomuna…molti Comuni: tanti soldi a disposizione in cassa, ma pochissime possibilità di spenderli per i vincoli sempre più stringenti del famigerato Patto di stabilità.
“Ecco perchè noi abbiamo fatto un Piano con circa 14 milioni nel triennio – spiega il Sindaco Roberto Corti -, ma è quanto possiamo finanziare, non quanto possiamo realmente spendere. Siamo nelle condizioni che per poter investire un milione ne dobbiamo incassare quattro e tre devono rimanere nei conti”. Ecco perchè, realisticamente, il Comune potrà provvedere solo alle manutenzioni, a partire da strade e verde, “in base a delle priorità che stiamo definendo – dice il sindaco -. L’unico intervento significativo che possiamo permetterci è il rifacimento della palestra di San Giorgio”.
Durante l’incontro in settimana con il Ministro Maroni lo stesso Corti ha approfittato per chiedere di poter spendere i soldi in cassa, senza i vincoli del Patto, almeno per settori chiave come la sicurezza e la scuola. “Per finanziare nuove opere dobbiamo aspettare il censimento del patrimonio comunale che stiamo facendo – spiega Corti – e la dismissione dei beni che valuteremo improduttivi”. Prima, bisogna accontentarsi delle briciole.