Consiglio regionale: il dibattito sulla crisi industriale in Lombardia

25 ottobre 2011 | 13:27
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Consiglio regionale: il dibattito sulla crisi industriale in Lombardia

Il Consiglio regionale dedicato alle crisi industriali si concluderà nel pomeriggio con la votazione degli ordini del giorno. Nel corso della mattinata sono intervenuti esponenti della Giunta e alcuni consiglieri. La seduta è stata sospesa per qualche minuto poiché dal settore del pubblico, dove erano presenti rappresentanti dei lavoratori manifestanti, sono state indirizzate urla verso il Consiglio.

Il Consiglio regionale dedicato alle crisi industriali si concluderà nel pomeriggio con la votazione degli ordini del giorno. Nel corso della mattinata sono intervenuti esponenti della Giunta e alcuni consiglieri. La seduta è stata sospesa per qualche minuto poiché dal settore del pubblico, dove erano presenti rappresentanti dei lavoratori manifestanti, sono state indirizzate urla verso il Consiglio.

«L’impatto della crisi in Lombardia è significativo e le difficoltà perdurano anche quest’anno». Il Presidente della Regione, Roberto Formigoni, ha aperto la seduta consiliare dedicata alla crisi industriale dipingendo una situazione «che fa fatica a tornare ai livelli pre crisi» e illustrando le azioni intraprese per fronteggiare le difficoltà. Quattro, ha detto Formigoni, sono le cause delle crisi aziendali: 1) delocalizzazioni non sempre dovute a problemi reali; 2) iniziative imprenditoriali spregiudicate con speculazioni finite male; 3) de-industrializzazioni di grandi poli; 4) criticità finanziarie che hanno colpito grandi, medie e piccole imprese. Per ognuna delle tipologie ricordate, il Presidente ha ricordato le aziende coinvolte e le misure intraprese dalla Regione, affermando «piena condivisione alla proposta emersa in Consiglio di istituire un tavolo di confronto tra Regione, Governo e parti sociali».

Il Presidente della Commissione Attività produttive, Mario Sala (PdL), ha iniziato il suo intervento elencando otto dati «che devono far riflettere anche in Lombardia, regione dinamica che tuttavia vede aumentare i casi di disagio sociale». Si tratta del numero delle famiglie sotto la soglia della povertà (4 % in Lombardia, mentre in Italia sono l’11 %); il 23 % di famiglie lombarde che non riescono a sostenere spese impreviste; il rallentamento del numero delle nuove imprese; il tasso di disoccupazione giovanile (passato dal 2008 al 2011 dal 12,5 % al 19,8 %); l’87° posto dell’Italia nella classifica mondiale della capacità di impresa; i 1210 giorni necessari alle imprese per il recupero di crediti; i 285 giorni medi e 15 operazioni da destinare agli adempimenti per il pagamento delle tasse. «Ma il dato più impressionante -ha detto Sala- è che oggi i 2/5 dei cittadini hanno un lavoro e quindi sono impegnati a mantenere anche gli altri 3/5». Secondo Sala, quindi, c’è bisogno di «più lavoro» (in Lombardia 1.837.000 persone non cercano lavoro e non sono disponibili a lavorare), di un decreto dello sviluppo «che possa davvero aiutare l’imprenditorialità italiana» e di un sistema PMI più forte, in grado di investire sulle nuove tecnologie, sull’internazionalizzazione, su ricerca e sviluppo.

«Il mondo sta cambiando -ha detto Stefano Tosi (PD)- e le difficoltà si vedono anche in Lombardia, dove è presente il 27 % dell’industria manifatturiera italiana e dove si registra il 28 % delle esportazioni italiane. Oggi esiste una necessità assoluta di utilizzare tutti gli strumenti che gli enti pubblici hanno messo in campo». Secondo Tosi occorre anche aumentare le domanda pubblica di servizi in tutti i settori per colmare il gap tra il nostro export (pari a 93 miliardi, il 28% dell’intero export nazionale) e l’import (317 miliardi, soprattutto da altri Paesi UE).

Il consigliere della Lega Nord Massimiliano Orsatti ha insistito sulle cause della crisi «dovuta a una economia finanziaria che ha superato per importanza l’economia reale». «Sono finiti i soldi –ha aggiunto- e in questa situazione grandi sono gli sforzi di Regione Lombardia per garantire i livelli di servizi e l’occupazione».

Lungo e articolato l’intervento del Vice presidente, Andrea Gibelli, che è anche assessore all’Industria, artigianato, il quale ha ricondotto la gravità della crisi in Lombardia alla natura attiva e indipendente da trasferimenti statali dell’imprenditoria e del comparto manifatturiero lombardo. «Occorre fare sempre di più da soli – ha rivendicato l’esponente leghista -, spingendo le imprese a fare rete e aumentando l’attrattività della nostra Regione, unica arma per combattere la delocalizzazione e la concorrenza con le Regioni a statuto speciale». In tale ottica, ha ricordato Gibelli, la Regione ha concluso un accordo con la banca Investimenti Europei che porterà un finanziamento di 523 milioni di euro a sostegno del fabbisogno del capitale circolante delle piccole e medie imprese. Importante anche il bando MIUR per complessivi 120milioni di euro per la ricerca applicata al sistema produttivo.

L’assessore al lavoro Gianni Rossoni ha elencato gli obiettivi da perseguire con le politiche regionali iniziando il suo intervento lodando quegli imprenditori «che hanno messo mano al portafoglio pur non di non lasciare i lavoratori a casa». «Il problema però –ha detto- è di quelle aziende già in difficoltà che la crisi ha travolto». In proposito ha ricordato le iniziative della Regione che «grazie allo strumento della dote ha potuto uniformare le politiche passive con le politiche attive» intervenendo a sostegno di 110.000 lavoratori, l’80% di coloro coinvolti in crisi aziendali. Particolare attenzione , ha aggiunto l’assessore, verrà posta nelle politiche occupazionali per i giovani attraverso lo strumento dell’apprendistato.

Fonte: Ufficio stampa Consiglio regionale della Lombardia