Concorezzo, funerali al 50%. Stop ai cortei da casa alla chiesa

Cortei funebri si, ma solo per metà. Entreranno in vigore il prossimo primo novembre le nuove regole che la parrocchia di Concorezzo ha concordato per le celebrazioni funebri: basta cortei da casa alla chiesa, basta lettere scritte da amici o parenti e lette in chiesa e stop al corteo verso il camposanto per le salme che vanno in cremazione.
Cortei funebri si, ma solo per metà. Entreranno in vigore il prossimo primo novembre le nuove regole che la parrocchia di Concorezzo ha concordato per le celebrazioni funebri: basta cortei da casa alla chiesa, basta lettere scritte da amici o parenti e lette in chiesa e stop al corteo verso il camposanto per le salme che vanno in cremazione.
Ha deciso di darci un taglio don Pino Marelli, parroco di Concorezzo; in periodo di grandi tagli, soprattutto finanziari dovuti alla crisi, anche don Pino ha deciso di togliere ciò era diventato superfluo per ritrovare l’essenza della funzione religiosa: «Già adesso, molte salme vengono portate direttamente in chiesa dai parenti soprattutto quando un proprio caro muore in ospedale – dichiara Marelli – e quando viene fatto il corteo, molte persone attendono direttamente in chiesa. Lo stesso corteo molte volte è parecchio distratto dal traffico o dai passanti. È difficile il silenzio, il raccoglimento e la preghiera. A volte il corteo è solo una camminata».
Nel 2009 un analogo caso scosse il comune di Lissone: protagonista sempre un don Pino, ma di cognome Caimi, che decise invece per l’abolizione totale del corteo facendo scoppiare la rabbia dei cittadini e dei rappresentanti locali della Lega (link). A Concorezzo l’abolizione non è totale, resta infatti la camminata chiesa-cimitero, ma davanti alla bacheca degli annunci parrocchiali il mormorio soprattutto delle anziane devote non passa certo inosservato.
Farà invece più discutere le nuove generazioni il divieto di leggere lettere o ricordi personali al proprio caro durante la funzione, ritenute “non in armonia con la celebrazione liturgica”, ma che molto spesso si rivelano come i momenti più toccanti della cerimonia.
In un periodo di grande crisi, in questo caso spirituale, il ritorno all’essenziale è forse la ricetta migliore. Oppure no? Voi cosa ne pensate?
Foto archivio MB News