Secondo l’Rsu il risultato delle votazioni parla da solo: «Tutte le parti in causa dovrebbero fare qualche considerazione e rivedere le proprie posizioni – ha spiegato il rappresentante del sindacato Angelo Caprotti – Se la maggioranza fosse stata favorevole ne avremmo preso atto e ce ne saremmo andati». Il presidio invece non si fermerà, anzi «andremo avanti finchè non otterremo i soldi che ci spettano e intensificheremo la nostra presenza, che nei prossimi giorni vedrà l’arrivo di una nuova roulotte fornita da un’associazione di volontariato».
Le ragioni del no sono molto chiare: «È un lodo incompleto che risponde solo alle richieste dell’azienda – ha aggiunto Caprotti – Nel documento si parla solo di un ipotetico e fantomatico ricollocamento, senza nemmeno parlare di un indennizzo economico ai cassintegrati». Di diverso avviso la Fim Cisl, secondo la quale «in questo modo si è sprecata una opportunità in più per cercare una nuova soluzione occupazionale».
Dall’Rsu arriva poi la decisione che Yamaha forse si aspettava. «Adiremo alle vie legali quanto prima – ha concluso il rappresentante sindacale – e se avremo torto vogliamo che sia un giudice a dircelo, non la Yamaha». Dalla Fim Cisl anche una rassicurazione ai cassintegrati: «Gli iscritti alla Fim Cisl che riterranno di fare ricorso individuale avranno a disposizione i nostri uffici legali per verificare se sussistono le condizioni per farlo». Intanto giovedì si è tenuta la prima udienza del tribunale di Monza che vede coinvolti 9 lavoratori del settore commercio di Yamaha che hanno fatto ricorso contro l’azienda nipponica.