Monza, processo Paparo: assolti per associazione a delinquere

I Paparo non sono una costola dell’ndrangheta. A dirlo sono stati i giudici del Tribunale di Monza, la cui motivazione per la sentenza di condanna a carico di Marcello Paparo e famiglia dello scorso 23 febbraio, assolve di fatto gli imputati dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
I Paparo non sono una costola dell’ndrangheta. A dirlo sono stati i giudici del Tribunale di Monza, la cui motivazione per la sentenza di condanna a carico di Marcello Paparo e famiglia dello scorso 23 febbraio, assolve di fatto gli imputati dall’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso.
Marcello Paparo, 46enne calabrese e ritenuto dall’accusa il “boss” a capo di una famiglia malavitosa dedita agli appalti, è stato condannato lo scorso 23 febbraio a sei anni di reclusione, contro i 12 chiesti dall’accusa. In questi giorni sono state rese note le motivazioni della condanna e al contempo dell’assoluzione dell’accusa più grave, mentre Marcello Paparo è già a casa, per scontare il rimanente della pena ai domiciliari.
I Paparo sono saltati all’attenzione degli investigatori per un sub appalto ottenuto per i cantieri dell’alta velocità delle Ferrovie dello Stato attraverso la P&P di Cernusco sul Naviglio. Le loro cooperative inoltre, associate nel consorzio Itaka di Brugherio, si procuravano appalti per servizi di facchinaggio in reti di grande distribuzione. Proprio da uno dei colossi dei supermercati, la Sma, era partita la prima denuncia per minacce. Le indagini, sviluppatesi in tre anni, avevano portato gli investigatori a ritenere che la famiglia avesse di fatto “espatriato” il metodo mafioso dalla Calabria per trapiantarlo in Lombardia, mantenendo alcuni rapporti con le ‘drine calabresi degli Arena e dei Nicoscia.
Un attentato contro l’auto dei Paparo avvenuta nel 2008, aveva ufficialmente dato il via all’inchiesta. La minuziosa ricostruzione operata dai pm della Dda di Milano non ha però convinto i giudici, che hanno così motivato l’assoluzione dall’associazione a delinquere e per Marcello Paparo e per i collaboratori e familiari coinvolti nel procedimento (in totale 14 persone): «L’istruttoria dibattimentale non ha fornito una prova esaustiva della esistenza della ‘ndrina dei Paparo, cioè di una consorteria che, sfruttando la fama di violenza e potenza sopraffattrice di cosche alleate e/o collegate ovvero compiendo atti di violenza e minaccia, ha conseguito appalti pubblici nel settore del movimento terra e privati nel settore della logistica e facchinaggio». La condanna di Marcello Paparo è quindi riferibile ai reati di detenzione illegale di armi, lesioni aggravate e violenza privata, in continuazione con un’altra condanna per armi del 2005. Di fatto, avendo già scontato due anni di carcere preventivo, i legali di Paparo hanno richiesto ed ottenuto per lui i domiciliari.