Monza. Il Boccaccio minaccia «L’ottavo sgombero non sarà tollerato»

Da uno spazio all’altro, ma guai a chi li tocca. «Indietro non si torna», fanno sapere i ragazzi del Foa Boccaccio. Loro continuano a occupare e «tutto il resto sono chiacchiere di un talk show a cui non abbiamo interesse a partecipare». Hanno il dovere di far sentire la loro protesta, gli altri di starsene zitti a guardare. Non partecipano ai talk show, ma ci tengono a far sapere a tutta Monza quello che vogliono. Per farlo non usano solo la loro rivoluzione, ma anche i più convenzionali (e poco proletari, ndr) comunicati stampa.
Da uno spazio all’altro, ma guai a chi li tocca. «Indietro non si torna», fanno sapere i ragazzi del Foa Boccaccio. Loro continuano a occupare e «tutto il resto sono chiacchiere di un talk show a cui non abbiamo interesse a partecipare». Hanno il dovere di far sentire la loro protesta, gli altri di starsene zitti a guardare. Non partecipano ai talk show, ma ci tengono a far sapere a tutta Monza quello che vogliono. Per farlo non usano solo la loro rivoluzione, ma anche i più convenzionali (e poco proletari, ndr) comunicati stampa.
«Finora tutto è avvenuto senza alcun turbamento dell’ordine pubblico, incidente, o disagio per la città – ci tengono a precisare – Però la rabbia accumulata in otto anni di repressione e sgomberi, di progetti mutilati sul nascere o dopo anni di consolidata validità, di trattative affossate, avrebbe legittimamente potuto declinarsi in altra maniera». Ma adesso sono un po’ più arrabbiati e «la risposta della piazza potrebbe essere diversa (…) L’ottavo sgombero non sarà tollerato: da via Durini ce ne andiamo solo se un nuovo spazio sarà pronto ad accogliere le nostre attività». Infuriati, e anche un po’ stanchi «di proprietari che si ricordano dell’esistenza di questi spazi solo se qualcuno prova a recuperarli, per poi rivolerli indietro e lasciarli ancora a marcire (…) Alla fatiscenza facciamo fronte col nostro lavoro quotidiano di recupero, perché noi questi luoghi li facciamo rivivere, non li danneggiamo».
Mentre oggi, 6 maggio, in piazza San Paolo si fa sciopero – «un controverso sciopero generale», definiscono la manifestazione nazionale indetta dalla Cgil – i ragazzi del Boccaccio parlano di lavoro. «E lo facciamo a modo nostro – precisano – sottolineando in primis la necessità di trovare nuove forme di sciopero che tornino a far male a chi ci ha reso precari, sfruttati, incarcerati nella dinamica di un’esistenza priva di prospettiva di reddito e diritti». In questa giornata i “cuccioli del maggio” di via Durini hanno inaugurato un nuovo spazio pubblico all’interno della Foa, il Cafè Precario.«Servono luoghi di conflitto, laboratori per studiare forme di lotta e ambiti di condivisione di saperi, conoscenze, esperienze», spiegano.
{xtypo_rounded2} Marco Mariani, sindaco di Monza
«La questione riguarda semplicemente il rispetto delle regole, altrimenti ognuno di noi potrebbe fare ciò che vuole infischiandosene dell’altrui libertà. Non ci sono preclusioni nei confronti del Foa Boccaccio nel momento in cui opererà nella legalità come fanno tutte le altre associazioni culturali e sociali presenti in città»
Simone Villa, assessore alla Sicurezza di Monza
«In primo luogo va precisato che non si tratta di una proprietà comunale, quindi le Forze dell’Ordine sono intervenute a seguito della denuncia presentata dal proprietario dell’area occupata abusivamente. Alle provocazioni noi rispondiamo con una linea d’azione coerente che va nella direzione della legalità, senza deroghe per alcuno»
Marco Sala, segretario Pd Monza
«Chiediamo ai giovani del Foa Boccaccio e alle forze dell’ordine e al sindaco Mariani di fermarsi…disinnescando una dinamica occupazione-repressione. Chiediamo all’amministrazione comunale, al sindaco, all’assessore Sassoli di avviare un tavolo di concertazione con i giovani del centro sociale. Questa mancanza di politiche giovanili riguardo al loro protagonismo è stato da noi denunciato da anni ed è un problema che non riguarda solo il centro sociale ma l’insieme dei giovani monzesi»
Cgil Monza
«Ancora una volta la risposta è esclusivamente di natura repressiva: lo sgombero si sostituisce all’ascolto, al dialogo, alla ricerca di scelte condivise utili per i ragazzi e per il territorio. Lo sgombero occulta la totale assenza di idee e di progetto. La CGIL crede che ai giovani si debba prestare attenzione; ritiene sia produttivo ascoltare le domande che essi pongono, i bisogni che esprimono, anche se lo fanno in modo discutibile. Tutto questo vale soprattutto in questo caso, quando i giovani del Boccaccio hanno tentato di aprire un dialogo con la popolazione, le realtà sociali cittadine ed un territorio che non brilla certamente per proposte culturali, offerte e spazi di qualità, progetti crescita rivolti alle nuove generazioni e con loro costruiti. La Cgil pensa che nella valutazione delle illegittimità commesse da alcuni ragazzi coinvolti in questo sgombero vadano considerate come positive le idee, le proposte, il lavoro che quei ragazzi stessi hanno svolto in questi giorni» {/xtypo_rounded2}