Foa Boccaccio, ‘oltre il tempo lo spazio’ le ragioni di un’occupazione
Sedie e striscioni, voglia di allestire lo spazio definito “pericolante e quindi pericoloso” dalla Giunta, i giovani del Foa si apprestano a nuove iniziative per riuscire a convincere la città a dar loro uno spazio. Sgomberati da via Aspromonte, gli appartenenti al collettivo sono ora stanziali in via Durini, in un complesso abitativo disabitato. Mentre montano le loro strutture nel cortile, Valentina, 23 anni, ci spiega la loro volontà di restare “occupanti”.
Perché proseguire sulla strada della contestazione e non cercare una via diversa?
«Abbiamo provato mille strade, fin dai tempi in cui sembrava possibile fare qualcosa nell’area dell’ex Macello. Abbiamo partecipato a bandi, costituito un’associazione e richiesto spazi come ci aveva suggerito sia l’assessore Martina Sassoli che il Sindaco Mariani. Non abbiamo ottenuto nulla, se non la presa in giro di continui appuntamenti rimandati per mesi».
Cosa fate di così importante, da giustificare la richiesta di uno spazio cittadino?
«Cultura, aggregazione, eventi e politica. Questa città ne ha bisogno. Abbiamo presentato decine di iniziative che potevano essere condivise dall’amministrazione comunale, ma non è accaduto nulla. Vogliamo un centro sociale che sia aperto, metropolitano e collegato con Milano e alle altre realtà come la nostra».
In concreto, che attività svolgete esattamente nel vostro centro sociale?
«Laboratori per bambini, organizziamo eventi, abbiamo una squadra di calcio che si sfida con altri centri sociali, abbiamo partecipato alla campagna “Sport sotto assedio”, ci occuperemo di lavoratori precari e istituiremo un laboratorio apposito per i giovani senza impiego fisso. Abbiamo di tutto e di più da organizzare. La cosa rilevante è che anche molte altre associazioni del territorio chiedono spazi e non li ottengono, quindi è proprio una scelta politica la loro».
Molte persone credono che in queste occupazioni, il vostro solo interesse sia far baldoria e magari anche utilizzare sostanze illegali e lasciarvi andare al degenero, è così?
«Qui abbiamo una regola ferrea, se becchiamo qualcuno spacciare, distribuire droga, lo allontaniamo immediatamente. Non mi facciano ridere i ben pensanti, che ci sono fior fior di “fighetti” che vanno in locali esclusivi, si comprano la cocaina e poi si schiantano in macchina».
Quindi siete determinati, o locali concessi o occupazione?
«Certo. Basta prese in giro. Se un collettivo a Monza è utile perché non farlo? Ci sono stati molti casi pregressi dove le amministrazioni hanno acconsentito a lasciare vecchi stabili ai centri sociali. Noi sono dieci anni che ne chiediamo uno. Vogliamo uno spazio autogestito e politico. Se non ci verranno incontro con i fatti, non ci muoveremo da qui».
Il prossimo 6 maggio i giovani del Boccaccio hanno in programma una biciclettata per la città, allo scopo di promuovere aggregazione per il laboratorio al precariato e contro la speculazione edilizia.