9 maggio, Festa dell’Europa: mille ragioni per crederci

europa_carina_e_stellineIl 9 maggio è la Festa dell'Europa. Nel 1950 il Ministro degli Esteri francese Robert Schuman fece la dichiarazione sulla necessità di cooperare a livello europeo nei settori del carbone e del'acciaio, come metodo per evitare futuri conflitti tra i Paesi del Continente.


europa_carina_e_stellineIl 9 maggio è la Festa dell’Europa. Nel 1950 il Ministro degli Esteri francese Robert Schuman fece la dichiarazione sulla necessità di cooperare a livello europeo nei settori del carbone e del’acciaio, come metodo per evitare futuri conflitti tra i Paesi del Continente.

Da quel momento partì l’avventura della costruzione europea, portata avanti dai Padri fondatori, come Konrad Adenauer, Jean Monnet e Alcide De Gasperi, e negli anni successivi da Jacques Delors, Helmut Kohl o Francois Mitterand tra gli altri, che hanno contribuito alle principali realizzazioni della storia dell’Unione, dal mercato unico all’euro.

Il 9 maggio di un anno fa rappresentò una delle date più difficili nella storia dell’Unione europea, che ormai ha superato il mezzo secolo. In una maratona notturna molto più drammatica del solito i rappresentanti dei 27 Paesi si trovarono di fronte a un bivio che, se preso nella direzione sbagliata, avrebbe anche potuto portare alla fine del percorso di integrazione europea. Si trattava di scegliere se lavorare insieme o abbandonare alla deriva la moneta unica, in preda a una tempesta di dimensioni impressionanti attorno al mare greco. Non si poteva più continuare ad avere una moneta sola e una serie di politiche economiche nazionali prive del minimo coordinamento tra di loro. Quella notte, venne presa la decisione più impegnativa, ponendo le basi per il futuro non solo dell’euro, ma dell’Unione europea stessa. Venne definito il nuovo sistema di governance economica che, attraverso una serie di decisioni prese nel corso dei mesi successivi, oggi cerca di garantire sia la stabilità del sistema, sia le prospettive di crescita economica e di creazione di lavoro.

La tempesta non è ancora passata, certo. Anzi, altri fronti che hanno chiamato l’Europa ad agire di fronte alle proprie responsabilità si sono aperti in seguito: dall’intervento in Libia, alla gestione dei fenomeni migratori, alla necessità di migliorare il funzionamento del mercato interno e di definire le strategie per il decennio che si apre. Non in tutti questi settori le risposte sono finora state all’altezza degli obiettivi e delle potenzialità. Oggi stesso, nel settore che è forse di maggior interesse per l’opinione pubblica qui in Italia, quello dell’immigrazione, la Commissione presenta le sue proposte per gestire il fenomeno sia nel breve che nel medio – lungo periodo.

A dare forza agli sforzi nostri e di tutte le istituzioni comunitarie resta un principio che è ormai quasi unanimemente accettato: tutte le sfide importanti sono comuni, e per risolverle occorrono risposte politiche forti e condivise a livello di Unione europea. In Italia, quest’esigenza ce la ricorda continuamente il Presidente della Repubblica Napolitano, ma anche gli esponenti politici del governo e dell’opposizione, ciascuno dal proprio punto di vista.

Insomma, ci vuole più Europa. Questo è il senso, importante, di tutte le celebrazioni che si svolgono sul territorio attorno al 9 maggio, promosse o sostenute dalla Rappresentanza e dalla rete Europe Direct. Dal Festival dell’Europa di Firenze, all’evento sui giovani alla Bicocca a Milano, alla Festa di Parma organizzata con l’EFSA, fino alle svariate occasioni a livello locale, gli eventi (di cui trovate molti riferimenti in questo numero della newsletter) ci ricordano che siamo tutti cittadini europei, e ciascuno di noi ha un ruolo attivo da svolgere per raggiungere l’obiettivo di un’Europa più forte e più efficace.

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