Yamaha di Lesmo, arriva la svolta? Venerdì il tavolo in Provincia MB
Qualcosa si muove. A forza di incontri con onorevoli, senatori ed europarlamentari sembra che la situazione dei 66 cassintegrati della Yamaha di Lesmo sia vicina ad uno scossone. Tutto è pronto infatti per il tavolo di trattative istituito dalla Provincia di Monza e Brianza di venerdì prossimo, durante il quale dovrebbero confrontarsi tutte le parti coinvolte in questi mesi.
Azienda nipponica, Rsu Yamaha, sindacati, regione e amministrazione di Lesmo, non manca nessuno all’appello dei convocati il 22 aprile nella sede monzese di via Grossi. I cassintegrati, al quale il sindaco di Lesmo Marco Desiderati aveva promesso una mano per far avanzare le trattative, hanno le idee molto chiare: «Mercoledì scorso ci siamo riuniti in assemblea assieme a tutte le strutture sindacali provinciali, – ha spiegato il delegato Rsu Angelo Caprotti – e ci siamo compattati ancor di più nella nostra lotta». L’obiettivo viene precisato subito dopo: «L’unico obiettivo è chiedere ed ottenere dalla direzione aziendale un indennizzo economico legato alla sproporzionata voce di accantonamento prudenziale del bilancio 2009». Siamo sempre fermi a quegli ormai famosi 7milioni di euro, e da lì non si muove: «Tutte le soluzioni alternative che verranno poste al tavolo di trattativa del 22 aprile dovranno essere vincolate e secondarie alla richiesta principale, quella dell’indennizzo economico». Secondo gli ex-lavoratori della casa nipponica, che per adesso non vogliono saperne di cessare il presidio, Yamaha «ha prodotto un danno sociale all’economia italiana, a noi cassintegrati e alle famiglie» e l’indennizzo risarcirebbe «solo una parte del disagio».
Intanto si iniziano a contare i primi assenti: non ci sarà per questioni di politica il sindaco di Lesmo Desiderati, che spera «in un rinvio dell’udienza a data da destinarsi» e spiega che non ha avuto un ruolo attivo per imbastire questo tavolo di trattative. «Ormai siamo abituati alla sua assenza – hanno commentato i cassintegrati – l’abbiamo visto solo un paio di volte in 5 mesi». Proprio per evitare altre incomprensioni i lavoratori chiedono ai sindacati e alle istituzioni «di prendere nei confronti di Yamaha una posizione chiara e non contraddittoria». La speranza è quella di poter smontare il presidio ben prima della fine del mese: sarebbe sinonimo di vittoria.