Lesmo, Yamaha: speranze di quelli in “cassa” affidate al Parlamento europeo
Non ci resta che l’Europa. Superato il centesimo giorno di presidio, le speranze dei cassintegrati Yamaha di Lesmo di aprire le trattative con l’azienda sono state rinnovate dagli incontri del weekend. La visita domenicale degli europarlamentari Pd Antonio Panzeri e Patrizia Toia ha aperto le porte ad un possibile intervento del Parlamento di Bruxelles, anche se i tempi di mobilitazione restano lunghi.
Durante il confronto con i lavoratori e con la Fim Cisl è stata palesata l’ipotesi di un’interrogazione dei due europarlamentari a Bruxelles, per cercare di far ripartire una questione che è ormai immobile da mesi e chiedere all’azienda nipponica i motivi delle sue scelte. «Da Panzeri e Toia ci è arrivata una promessa concreta – hanno spiegato i cassintegrati – che prevede anche un contatto con la rappresentanza del governo giapponese al Parlamento». Già perché la vicenda valica i confini italiani e coinvolge anche i 416 lavoratori lasciati a casa nello stabilimento spagnolo di Palau, cui va tutta la solidarietà dei colleghi di Lesmo. Lunedì pomeriggio è stato invece il turno della senatrice Giuliana Carlino, capogruppo dell’Italia dei Valori in Commissione Lavoro al Senato, che si è impegnata a portare il caso all’attenzione del Ministro Sacconi. Ma un filo di rassegnazione e smarrimento scorre tra i lavoratori del presidio: «Sappiamo che i tempi non saranno brevi, ma la situazione è urgente: se a dicembre non si smuovono le acque finiremo in mezzo alla strada con 8mila euro lordi di liquidazione» ha raccontato uno dei più giovani.
Dal presidio però arrivano anche segni di malcontento per quanto messo in atto dalle autorità locali e non solo: «Dov’è il sindaco? Dov’è il governo? – si chiedono in molti – Chi dovrebbe occuparsi dei problemi dei suoi lavoratori purtroppo pensa ad altro, ed intanto sono passati oltre 100 giorni e di risultati nemmeno l’ombra». Resta ancora aperta la porta della manifestazione di fronte ai cancelli della sede olandese di Schiphol, ma questo sembra essere l’ultimo asso nella manica dei 66 cassintegrati.