Monza, l’occhio lungo del San Gerardo. Intervista a Paolo Arpa

Arpa-Paolo-dottore-san-gerardoDirige, dal 2002, un reparto storico dell’Ospedale San Gerardo di Monza, quell’Oculistica che, da circa tre anni, ha completato il proprio trasferimento presso la sede di via Pergolesi. Paolo Arpa, primario dell’unità, ha però tenuto a specificare che «oltre 20 medici garantiscono i risultati del reparto, non solo io. È un lavoro di squadra».


Arpa-Paolo-dottore-san-gerardoDirige, dal 2002, un reparto storico dell’Ospedale San Gerardo di Monza, quell’Oculistica che, da circa tre anni, ha completato il proprio trasferimento presso la sede di via Pergolesi. Paolo Arpa, primario dell’unità, ha però tenuto a specificare che «oltre 20 medici garantiscono i risultati del reparto, non solo io. È un lavoro di squadra».

Per un reparto molto apprezzato anche fuori regione…

«È una struttura di richiamo, sì. Grande merito di questi risultati è da attribuire a Vito De Molfetta, storico primario del reparto e apprezzato professionista che tuttora collabora con noi; io cerco di ricalcare le linee guida tracciate da lui e di mantenere alto lo standard qualitativo».

Quali sono i numeri del reparto?

«Nel 2010 abbiamo effettuato 5.889 interventi, un numero considerevole e che non tiene conto delle piccole operazioni di routine, come alcuni azioni sulle palpebre, ad esempio. Buona parte di questi interventi, circa il 66%, riguarda problemi di cataratta, a seguire la chirurgia vitroretinica, che però è molto più complessa e richiede un diverso sforzo di tempo e di strumenti».

Quali sono stati i vantaggi o gli svantaggi della vostra migrazione da via Solferino?

«L’unico svantaggio è stato di natura psicologica: eravamo tutti affezionati alla vecchia struttura e ci stavamo bene; ma questo romanticismo cozzava con la centralizzazione e il contenimento dei costi. In generale, il trasferimento che temevamo si è risolto in un grande vantaggio, penso alla sala operatoria, con 3 sale dedicate che lavorano su doppi turni 5 giorni su 7».

Le tecniche operatorie in campo oculistico paiono in continua evoluzione. È così?

«Decisamente, basti pensare alla differenza di tecnica, alle fasi pre e post operatorie dell’intervento alla cataratta, è cambiato tutto radicalmente. Anche per quanto concerne la chirurgia vitroretinica oggi si salvano occhi che fino a 20 anni fa sarebbero stati considerati irrecuperabili. Sono aumentate precisione e sicurezza in ambito chirurgico».

E per il futuro, cosa ci dobbiamo aspettare?

«In realtà, di studi concreti ce ne sono pochi. Sarebbe auspicabile una ricerca famacologica più attiva. In questo ambito, per esempio, si sono fatti molti progressi nella terapia della Degenerazione Maculare Senile. Siamo in attesa, anche noi, di qualche novità nell’ambito di un’applicazione pratica della terapia con cellule staminali».

In foto: Paolo Arpa

*Redazionale a pagamento

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