Il petrolio del Lambro come la diossina di Seveso. Allevi: «Direttiva salva fiume»
L’attentato ambientale al fiume Lambro come la tragedia di Seveso. Il parallelo, tutto brianzolo, corre attraverso 34 anni e riassume due pagine nerissime della storia nostrana. È Dario Allevi, presidente della provincia di Monza e Brianza, durante il worshop designato dalle istituzioni a un anno dalla marea nera, ad abbozzare la corrispondenza.
«Mettiamo in campo una ‘direttiva Lambro’, – è la proposta del presidente – analoga a quella sevesina del dopo Icmesa, in grado di costruire nuovi modelli, nuovi metodi e protocolli, regole più stringenti ed efficaci: su questo siamo chiamati a dare risposte, affinché un disastro ambientale di tale portata non si ripeta più».
«Ci costituiremo parte civile in ogni sede processuale – ha quindi chiosato Allevi – non solo per recuperare i danni economici (si è parlato di oltre 2 milioni di euro, ndr) ma soprattutto per i danni ambientali, sociali e morali che non si possono cancellare con un colpo di spugna».
Durante la mattinata, nella sede del depuratore di San Rocco, coprotagonista proprio malgrado dell’infausto 23 febbraio scorso, si sono voluti ripercorrere i primi momenti dell’emergenza e le modalità di gestione degli interventi, rimarcando il «gioco di squadra» tra enti, Protezione Civile e istituzioni preposte; «circa la metà degli idrocarburi fuoriusciti dalla Lombarda Petroli furono asportati dal depuratore di San Rocco, non intaccando il Lambro», questo il moto d’orgoglio, a un anno dal sinistro, ribadito in coro dai presenti.
Che sono passati, quindi, a snocciolare proposte e dati, ricette per il Lambro; da Emiliano Ronzoni, presidente del Parco della Valle del Lambro, che suggerisce «di costruire un sistema di lanche: delle vasche naturali dove stivare ciò che resta del materiale inquinante e tenerlo sotto controllo», a Oronzo Raho, presidente di Brianzacque, che caldeggia un «118 a cui segnalare i vari episodi di emergenza inquinamento», passando per Alsi, Legambiente e Wwf, tutti determinati a «tutelare il Lambro», attraverso studi, ricerche e monitoraggi di sorta.
Il fiume, dal canto suo, apprezzerà certamente la mobilitazione ma spera, ne siamo certi, di non conteggiare anche nel 2011 gli oltre 400 interventi effettuati l’anno scorso dalla polizia provinciale, confidando, ottimisticamente, nel senso civico e nella responsabilità di tutti i brianzoli.