Entra in vigore la cooperazione rafforzata UE per aiutare le coppie tra partners internazionali

La decisione dell'Unione europea che tutela il coniuge più debole nei procedimenti di divorzio è diventata operativa: le coppie internazionali potranno scegliere di comune accordo la legge applicabile al divorzio e alla separazione personale, e in mancanza di accordo delle parti, le autorità giurisdizionali disporranno di una formula comune per determinare la legge nazionale applicabile. Alle coppie è garantita maggiore certezza giuridica, prevedibilità e flessibilità mentre i coniugi e i figli saranno al riparo da procedimenti complicati, lunghi e dolorosi.


La decisione dell’Unione europea che tutela il coniuge più debole nei procedimenti di divorzio è diventata operativa: le coppie internazionali potranno scegliere di comune accordo la legge applicabile al divorzio e alla separazione personale, e in mancanza di accordo delle parti, le autorità giurisdizionali disporranno di una formula comune per determinare la legge nazionale applicabile. Alle coppie è garantita maggiore certezza giuridica, prevedibilità e flessibilità mentre i coniugi e i figli saranno al riparo da procedimenti complicati, lunghi e dolorosi.

Si tratta di una prima volta nella storia dell’UE, almeno dal punto di vista procedurale: gli Stati membri utilizzano la procedura della cooperazione rafforzata, un meccanismo che consente a un gruppo di almeno nove paesi di attuare misure anche se un accordo tra tutti i 27 Stati membri non è stato trovato. Nella fattispecie sono 14 i paesi UE, tra cui l’Italia, che adottano un regolamento che garantirà alle coppie certezza giuridica impedendo la “corsa in tribunale” in caso di divorzio, evitando così procedimenti emotivamente e finanziariamente gravosi. Tutti gli altri 13 Paesi potranno aderire alla norma in qualsiasi momento.

“Questo primo utilizzo della cooperazione rafforzata è un passo importante verso un’Unione europea al servizio dei cittadini. Ci si può innamorare di persone che vivono in un altro paese o che hanno una cittadinanza diversa dalla propria. Per questo si formano numerose coppie internazionali cui va garantita certezza giuridica sulle norme applicabili alla loro situazione”, ha dichiarato la Vicepresidente della Commissione europea Vivane Reding, Commissaria per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza. ” Dato che la proposta precedente è rimasta bloccata a livello istituzionale per un quinquennio, si può affermare con certezza che l’UE è oggi dotata dei mezzi per accelerare l’adozione di legislazione in materie importanti.” Lo strumento è previsto dal Trattato di Lisbona, in vigore dal dicembre scorso: la proposta era bloccata dal 2006.

I 14 paesi partecipanti sono Austria, Belgio, Bulgaria, Francia, Germania, Lettonia, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Romania, Slovenia, Spagna, Ungheria, e come detto l’Italia. Essi dovranno ora negoziare nel dettaglio le norme applicabili ai divorzi internazionali. La soluzione proposta sarà di aiuto ai coniugi che hanno una cittadinanza diversa oppure vivono in paesi diversi o in un paese di cui non sono cittadini. Nel 2007 i divorzi nei 27 Stati UE sono stati più di 1 milione, di cui 140 000, il 13%, presentavano un elemento “internazionale”.

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