Monza, omicidio Bestetti: Pullano si difende «Non sono stato io»

palazzo-via-pellegrini-monzaL’avrebbe trovata cadavere e sarebbe fuggito per paura. Così Daniele Pullano, 20enne indagato per l’omicidio di Rita Bestetti, 66enne pensionata trucidata a colpi di ferro da stiro e coltello il 6 giugno scorso, ha spiegato agli inquirenti il perché delle sue impronte rinvenute dagli investigatori sul luogo del delitto, durante l’interrogatorio avvenuto ieri pomeriggio nel carcere di Monza.


palazzo-via-pellegrini-monzaL’avrebbe trovata cadavere e sarebbe fuggito per paura. Così Daniele Pullano, 20enne indagato per l’omicidio di Rita Bestetti, 66enne pensionata trucidata a colpi di ferro da stiro e coltello il 6 giugno scorso, ha spiegato agli inquirenti il perché delle sue impronte rinvenute dagli investigatori sul luogo del delitto, durante l’interrogatorio avvenuto ieri pomeriggio nel carcere di Monza.

“Non l’ho uccisa io, ma temevo mi accusassero e sono scappato”, è stato l’esordio del suo colloquio con il magistrato Manuela Massenz, secondo quanto riferito dal suo avvocato, Franz Sarno. Vent’anni, operaio incensurato con il vizio della cannabis che lui stesso ha ammesso, Daniele Pullano ha raccontato la sua versione dei fatti, ed attenderà in carcere l’udienza presso il Tribunale della Libertà, che si terrà venerdì prossimo. Il giovane, residente in uno dei caseggiati di via Pellegrini attiguo al civico 28, dove abitava Rita Bestetti, era amico del suo figlio minore, Alessandro, con il quale trascorreva lunghi pomeriggi davanti alla Playstation. Sarebbero state quelle giornate trascorse davanti ai videogiochi, fumando spinelli, a spingere la pensionata a minacciare Daniele di denuncia, se non avesse smesso di procurare hashish a suo figlio. Per scusarsi e promettere di sparire dalla vita di Alessandro, Daniele ha raccontato agli inquirenti di essere salito a casa Bestetti la mattina del 6 giugno, e di aver trovato Rita già cadavere “Il ragazzo negato di aver commesso l’omicidio e di non aver chiamato la Polizia per paura – dichiara il suo legale – ha fornito al Pm il nome del vicino da cui si è fatto aprire il portone ed è disposto a prelievi di Dna perché vengano confrontati su eventuali tracce organiche rinvenute sul luogo del delitto”.

Durante l’interrogatorio Daniele avrebbe dichiarato di aver trovato la porta dell’appartamento aperta e di esservi entrato per chiarirsi con la madre dell’amico. Accortosi che qualcosa non andava, avvertendo odore di gas nell’aria, Daniele si sarebbe avvicinato al cadavere calpestando il sangue con le scarpe e, per verificare che la donna fosse viva, di averla toccata sporcandosi le dita, motivo delle sue impronte sulla porta d’ingresso.

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