Parte la revisione delle norme europee sull’orario di lavoro

Rivedere le regole UE in materia di orario di lavoro? È questo il quesito posto dalla Commissione europea ai rappresentanti di lavoratori e imprese a livello europeo, per valutare la necessità di intervenire sulla direttiva "Orario di lavoro" del 2003. I precedenti tentativi erano giunti a un punto morto nell'aprile dell'anno scorso.


Già nel 2004 si era proposta la prima modifica delle norme, per affrontare una serie di problematiche lasciate irrisolte dalla legislazione vigente, ad esempio sul servizio di guardia in certi settori lavorativi, gli spazi per la flessibilità nel calcolo dell’orario lavorativo settimanale o l’opzione individuale di superamento del limite delle 48 ore di lavoro settimanale. Ma per ora nessun accordo.

Nel frattempo, altre questioni sono intervenuti nel mondo del lavoro. Ad esempio, la media delle ore lavorate settimanalmente nell’UE è scesa da 39 ore nel 1990 a 37,8 ore nel 2006 e la quota dei lavoratori part-time all’interno della forza lavoro è aumentata passando dal 14% nel 1992 al 18,8% nel 2009. Sono cresciute le differenze tra gli orari lavorativi individuali nel corso dell’anno e nell’arco della vita lavorativa: orari flessibili, crediti di tempo, aumento dell’autonomia dei lavoratori legata alle nuove tecnologie.

Il commissario europeo responsabile per l’occupazione, gli affari sociali e l’inclusione László Andor, ha affermato: “L’impossibilità di raggiungere l’anno  scorso un accordo sulla revisione della normativa sull’orario di lavoro non significa che i problemi legati alle regole esistenti si siano risolti da soli. Siamo ancora in attesa di trovare una soluzione equilibrata che affronti i bisogni reali dei lavoratori, delle aziende e dei consumatori nel XXI° secolo. Invitiamo oggi le parti sociali a un’ampia riflessione su questa questione cruciale per superare i dibattiti  infruttuosi del passato.”

Secondo la Commissione europea, è tempo di riesaminare la normativa vigente, tenendo presenti obiettivi generali come la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori, il miglioramento dell’equilibrio tra vita lavorativa e vita privata, la flessibilità per le aziende e i lavoratori, senza imporre oneri amministrativi inutili alle imprese, soprattutto le PMI.

Ora parte la consultazione rivolta a sindacati e rappresentanti delle imprese, che hanno sei settimane per esprimere il loro punto di vista alla Commissione, la quale, dal canto suo, valuterà l’impatto di ogni misura sui diversi aspetti interessati.

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