Monza, Prc: verso la modernità dei tempi con un «Patto per il progresso»

ascrizzi_vincenzo_300x260Partono da Monza, da Vincenzo Ascrizzi, dirigente del Partito di Rifondazione Comunista e capogruppo in Consiglio comunale a Monza, sette proposte per avvicinare il Prc, il suo partito, notoriamente prossimo al mondo operaio, anche al “popolo delle partite Iva”.


ascrizzi_vincenzo_300x260Partono da Monza, da Vincenzo Ascrizzi, dirigente del Partito di Rifondazione Comunista e capogruppo in Consiglio comunale a Monza, sette proposte per avvicinare il Prc, il suo partito, notoriamente prossimo al mondo operaio, anche al “popolo delle partite Iva”.

Nella lettera Ascrizzi invita il Prc ad avere più attenzione verso i lavoratori autonomi. La sue è una vera e propria riflessione per creare un’alternativa al consenso di cui gode la destra, in particolare nel nord Italia, una riflessione che nasce dall’analisi dell’identità dei votanti alle ultime elezioni e dalla constatazione del verso cui va l’attuale economia, sempre più povera e precaria.

«Si può tranquillamente affermare che tra le 12.500 persone che ci hanno votato i lavoratori dipendenti sono solo una parte, l’altra non meno importante, è composta da donne e uomini (molti giovani) che hanno scelto per amore o per forza di dedicarsi ad attività “in proprio” – scrive Ascrizzi – Queste persone non godono di posizioni di rendita né presso le lobby di potere delle associazioni imprenditoriali, né presso la famiglia della “grande” cooperazione, ma neppure (purtroppo) presso i sindacati che non hanno una dimensione reale di questo spaccato della società – e aggiunge il politico in modo perentorio – Il Prc non può più permettersi di appoggiare solo politiche di natura assistenziale».

Il politico allora propone sette punti per migliorare la vita di chi oggi si è ritrovato, magari suo malgrado, ad aprire una partita Iva: migliore l’accesso al credito, “sburocratizzazione” dei rapporti con la pubblica amministrazione, proporre sgravi fiscali per chi non chiude, non licenzia, non delocalizza e dà lavoro stabile, formazione e ricerca, sicurezza sui posti di lavoro come marchio di qualità, lotta alla concorrenza sleale e alle infiltrazioni mafiose e adozione di reti solidaristiche fondate su progetti etici e bilanci trasparenti.

«Avviciniamoci così anche al lavoro autonomo, proprio noi che dell’autonomia di pensiero abbiamo fatto una bandiera – conclude Vincenzo Ascrizzi – Cerchiamo con questi mondi un patto per il progresso, senza esitazioni o tentennamenti, forti delle nostre idee».

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