Il suo «mondo piccolo» se lo era ritagliato tra le mura pericolanti di un vecchio capannone della ex Snia, il cimitero industriale di 170mila metri quadrati al confine tra Cesano Maderno e Ceriano Lagnetto, chiuso da otto anni. Qui Alfredo Puppo, 73 anni, residente a Cesano Maderno, vedovo, artigiano, viveva in due stanzette dove aveva sistemato un letto e un cucinino.
E qui commerciava rottame in modo abusivo e senza alcuna attenzione alla sicurezza, tra mura scrostate, carcasse di auto, cumuli di ferro, legno e mattoni, un po’ per arrotondare la sua misera pensione sociale, un po’ per riempire una giornata vuota.
Qui domenica nel tardo pomeriggio, in un inferno di degrado, mura diroccate e rottami arrugginiti, ha trovato la morte: per cause ancora da accertare una cassa di acciaio pesante cinque quintali, che lui stesso aveva agganciato su un carroponte a due metri d’altezza, gli è precipitata addosso, schiacciandolo sul pavimento di cemento armato e uccidendolo sul colpo. A ritrovare il corpo senza vita del pensionato, ieri mattina poco dopo le 10.30, è stato il custode dell’area dismessa. Preoccupato perché da dodici ore l’uomo non dava più segni di vita, la guardia si è decisa a entrare nel capannone: e ha fatto la macabra scoperta. Il corpo del povero artigiano giaceva supino sul pavimento, sepolto sotto la massiccia cassa d’acciaio, in un lago di sangue.
Sul posto sono arrivati i carabinieri di Desio, la polizia locale e il sindaco di Cesano Maderno Marina Romanò, i vigili del fuoco e i tecnici dell’ispettorato del lavoro dell’Asl di Monza. E non appena hanno saputo del tragico incidente, sono arrivati anche i tre figli del pensionato. Sull’episodio la Procura della Repubblica di Monza ha aperto un’inchiesta per accertare le cause e l’esatta dinamica dell’incidente. Sul corpo del 73enne inoltre sarà effettuata l’autopsia.
Da anni l’immobiliare che aveva acquistato i capannoni dismessi dell’ex Snia, per abbatterli e trasformarli in un moderno polo tecnologico, aveva in corso un duro braccio di ferro legale con il pensionato. Nel 2007 l’uomo aveva ricevuto lo sfratto esecutivo e il capannone, nel quale erano avvenuti anche piccoli crolli, era stata posto sotto sequestro. Ma l’artigiano 73enne, per nulla rassegnato a lasciare la sua «casa bottega», aveva rotto i lucchetti della porta d’ingresso e aveva di nuovo occupato abusivamente il capannone. Qui, aveva continuato a vivere e a lavorare tra mille pericoli. Fino all’altra sera.
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