Candy e la fiamma elettrica per ridurre CO2


Scalfire l’incrollabile certezza degli italiani che per cuocere ci vuole la fiamma del gas. Proporre tecnologie molto più efficienti per la cottura dei cibi. Con questi obiettivi strategici, Candy Group lancia in Italia il nuovo piano di cottura a induzione.

Il nuovo piano (sigla PVI 640 CBA) si presenta con una superficie nera in vetroceramica, perfettamente liscia, larga 60 cm, cioè in misura standard per il built-in. I comandi sono elettronici a sfioramento, integrati nel piano. Quattro zone, analoghe ai “fuochi” di un piano tradizionale, permettono di selezionare la potenza desiderata e il tempo richiesto per la cottura dei vari cibi.

Milioni di famiglie utilizzano da anni questo tipo di cottura in altri Paesi europei, particolarmente in Francia e Spagna, a vantaggio della propria bolletta energetica e dell’ambiente. In Italia, invece, è praticamente inesistente nonostante i vantaggi di efficienza, sicurezza, rispetto dell’ambiente.

Proprio per l’elevata efficienza energetica, che permette di ridurre i consumi di elettricità e, di conseguenza, le emissioni di CO2 dalle centrali elettriche, il piano di cottura a induzione Candy ha ricevuto la certificazione a due stelle da Carbon Footprint, ente indipendente inglese che determina il valore ecologico dei prodotti. Il nuovo piano ha un assorbimento massimo di 2,8 kW e rientra così senza problemi nei contratti più diffusi in Italia per la fornitura di energia elettrica.

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Candy Group è fortemente impegnato nella riduzione delle emissioni di CO2 in tutte le fasi della vita dei suoi elettrodomestici: pensati per la massima efficienza energetica, prodotti senza nessuna sostanza pericolosa o di difficile smaltimento, allo stato dell’arte della tecnologia per il risparmio energetico. I siti industriali, ricerca & sviluppo, commerciali italiani sono stati certificati da Carbon Footprint per i valori ecologici, così come una gamma completa di elettrodomestici Candy per l’incasso nei mobili da cucina. Candy Group è partner nel programma SEE (Sustainable Energy Europe) della Commissione Europea e nel Progetto 10×10 di Quattroruote per la riduzione delle emissioni del parco autoveicoli aziendali.

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