“Vittime” del fumo: giusto un risarcimento?

10 marzo 2009 | 17:30
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“Vittime” del fumo: giusto un risarcimento?

sigarettaNel  nostro ordinamento giuridico esiste una qualche tutela per le vittime del fumo? Con il termine “vittima” non ci riferiamo soltanto ai fumatori che hanno contratto malattie causate dalle sigarette, ma anche ai loro familiari e a tutti coloro che sono stati danneggiati dal cosiddetto fumo passivo.

sigarettaNel  nostro ordinamento giuridico esiste una qualche tutela per le vittime del fumo? Con il termine “vittima” non ci riferiamo soltanto ai fumatori che hanno contratto malattie causate dalle sigarette, ma anche ai loro familiari e a tutti coloro che sono stati danneggiati dal cosiddetto fumo passivo.

Ne abbiamo parlato con l’avvocato Antonella Cavaiuolo, che esercita la sua professione sul territorio di Monza e Brianza, e con il dottor Biagio Tinghino del Centro di trattamento del tabagismo dell’Asl di Monza.

“I precedenti giurisprudenziali che riconoscono un risarcimento sono straordinariamente pochi – ha spiegato l’avvocato –  Tre o quattro sentenze in materia di fumo attivo, mentre per il fumo passivo, per fortuna, vi è una maggiore tutela; In Italia, forse l’unico caso di risarcimento dei danni causati dal fumo attivo è quello deciso dalla sentenza  della Corte d’appello di Roma nel 2005. Questa pronuncia è di cruciale importanza perché ha superato, per la prima volta in giurisprudenza, la granitica convinzione che aveva visto rigettare le richieste risarcitorie precedenti, perché il fumo non era considerato nocivo. Nocivo era considerato l’abuso, l’uso smodato della sigaretta. Questa sentenza però è rimasta isolata.  Altri Tribunali hanno successivamente negato il diritto al risarcimento del danno causato dal fumo attivo delle sigarette, ritenendo che la circostanza che il fumo nuoccia alla salute e possa provocare malattie mortali sia nota a tutti da decenni. Affrontando il problema, invece, da un punto di vista scientifico secondo alcuni studi la dipendenza e l’astinenza da nicotina sono classificate come un disturbo psichico e ciò dimostrerebbe come la scelta di iniziare e continuare a fumare non è poi così libera”.

Se i tribunali considerassero questo aspetto, le vittime del fumo attivo potrebbero allora ottenere un risarcimento secondo quanto espresso nel codice civile.

Ma cosa ne pensa chi ogni giorno è a stretto contatto con la problematica del tabagismo? “La nicotina è una sostanza che crea facilmente dipendenza e si è rilevata sicuramente una correlazione tra il disagio psicologico o sociale di un individuo e il consumo di sigarette – ha spiegato il dottor Tinghino – ma siamo nel campo delle percentuali, non del determinismo, quindi a livello giuridico andrei cauto a dimostrare un nesso diretto tra le cose”.

Misure efficaci per contrastare il consumo e la dipendenza da sigarette, sempre secondo il parere del dottor Tinghino, sono le azioni portate avanti nell’ambito legislativo. Divieti dunque, ma anche sicuramente l’aumento del prezzo dei pacchetti, scoraggiano al consumo soprattutto i giovani. E poi le campagne di prevenzione che devono essere però ripetute e continuative.

La popolazione fumatrice di Monza e Brianza rispecchia i dati nazionali che la calcolano corrispondente a un 22-24% del totale. La maggior parte dei fumatori non ha intenzione di smettere, mentre circa il 40% vorrebbe smettere, ma di questi solo l’1% ci riesce. La percentuale si alza intorno al 25-30% se chi vuole smettere di fumare si rivolge a un centro come quello di Monza. Qui, dopo un colloquio che valuta il tipo di dipendenza a livello sanitario e psicologico, il fumatore può iniziare a seguire un programma individuale o di gruppo che prevede l’assunzione di farmaci accanto al sostegno psicologico.