

Passione, amore e una musica avvincente che vola via tutta d’un fiato: la Carmen di Bizet è davvero un’opera entusiasmante, capace di farsi amare da chi l’opera non la conosce e dal melomane più esperto. Domenica 15 marzo alla 17.30 il cinema Movie Studio di Seregno (via Gandhi, 10) propone una video proiezione dell’opera “Carmen” di Georges Bizet. Seduti comodamente in poltrona si potrà ascoltare e vedere con grande qualità audio e video una delle opere più celebri e amate.
L’allestimento scelto è uno dei più emozionanti e coinvolgenti: diretta dal grande direttore Carlos Kleiber all’Opera di Stato di Vienna con i Wiener Philharmoniker con la regia di Franco Zeffirelli. Stellare anche il cast dei cantanti: Placido Domingo e Elena Obrazstova nei ruoli di Don José e Carmen. Si tratta di un’edizione ideale di quest’opera.
Tra il 1873 e il 1875 Bizet lavora a Carmen, il suo capolavoro, opera affascinante per la ricchezza dell’invenzione musicale, il melodismo morbido e sensuale, la duttilità dell’armonia, la leggerezza delle danze e degli elementi folklorici. Un’opera che avrà fra i suoi più entusiastici ammiratori Friedrich Nietzsche, Piotr Ili? ?aikovskij, Giacomo Puccini e più tardi il giovane Sigmund Freud.
Ma il soggetto, tratto da una novella di Prosper Mérimée e ambientato nella Spagna degli zingari e dei toreri, suscita un forte scandalo e all’esito deludente della “prima” fa seguito la reazione aspra e violenta della stampa. Il fragile sistema nervoso di Bizet ne è profondamente turbato. Ad aggravare la situazione sopravviene un violento attacco di angina con crisi di soffocamento, tanto che il trentasettenne compositore è costretto su una sedia a rotelle. Il 28 maggio 1875 parte con Geneviève per Bougival dove, rinfrancato da un paio di giorni di tranquille passeggiate, si concede un bagno nel fiume: un’imprudenza che gli provoca un accesso di febbre reumatica e una crisi cardiaca. Il 2 giugno la crisi pare superata. La sera all’Opéra-Comique va in scena Carmen; nella notte Bizet muore. Sulle cause del decesso la famiglia fornisce versioni contrastanti: non è stato mai chiaro se Bizet sia morto di un attacco di cuore o di angina o se la grave depressione l’abbia portato al suicidio.
I funerali si svolgono il 5 giugno a Parigi, nella chiesa della Trinité a Montmartre, alla presenza di quattromila persone.
Scorrendo il catalogo dei lavori di Bizet – diviso in opere teatrali, composizioni per orchestra, per pianoforte, da camera e vocali – si è colpiti dal fatto che molti di essi sono rimasti allo stadio di progetto, e che parecchi di quelli finiti non sono mai stati eseguiti o sono rimasti inediti. L’analisi musicologica è ancora lontana dal chiarire molti dubbi e interrogativi sulle opere del musicista, sul suo singolare eclettismo e soprattutto sulla discontinuità della sua evoluzione artistica.
Per esorcizzare le sue paure, Bizet cercò spesso il consenso e la simpatia del pubblico seguendo strade e modelli non congeniali alla sua natura (il grand-opéra, le composizioni dai toni epici) o subì l’influenza di musicisti dalla personalità poco spiccata o comunque lontana dalla sua, come nel caso di Gounod. Solo alla fine della sua breve vita egli seppe trovare il suo autentico linguaggio in quelli che sono unanimemente giudicati i suoi capolavori teatrali: L’Arlésienne e Carmen. In queste due partiture emergono le caratteristiche salienti della sua arte: un’arte chiara, incisiva sia nella resa drammatica che nei valori prettamente musicali.
Sul piano prettamente musicale le opere di Bizet rivelano la presenza di una ricca, spontanea vena melodica e un’assoluta padronanza della tavolozza orchestrale: i toni leggeri e trasparenti dello strumentale, fondendosi con i ritmi sinuosi e le squisite armonie, evocano in modo vivo e palpabile atmosfere esotiche e ambienti popolareschi, senza mai cadere nel descrittivismo e nella maniera. Richard Strauss raccomandava ai suoi allievi: «Se volete imparare la strumentazione non studiate le partiture di Wagner ma quella di Carmen. Che meravigliosa economia, ogni nota e ogni pausa è al posto giusto.» Pur senza essere un rivoluzionario, Bizet fu a suo modo un innovatore e contribuì in modo decisivo all’evoluzione del teatro d’opera europeo, di quello francese e italiano soprattutto. In particolar modo con Carmen, anche in virtù del soggetto atto a stimolare quelle che furono sempre le sue emozioni più autentiche, la passione erotica e la gelosia, egli seppe infondere in un genere languente come l’opéra-comique una vitalità nuova. E che questo risultato sia stato raggiunto senza rinunciare a quel rigore stilistico, acquisito nei lunghi anni di apprendistato giovanile, è un altro merito che va riconosciuto a questo musicista elegante e geniale, capace di conquistare l’animo dell’ascoltatore più ingenuo e contemporaneamente di incantare l’intellettuale e il musicista più raffinato.
Informazioni e iscrizioni: marco.mologni@libero.it telefono: 339-1352286.