Herat-Brianza: un abbraccio perchè Setaiesh viva

2 marzo 2009 | 17:14
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Herat-Brianza: un abbraccio perchè Setaiesh viva

Atterrerà alle 24 del 4 marzo l’aereo che da Herat, in Afghanistan, porterà a Milano la piccola Setaiesh Heidari, nata il 24-08.1386 secondo il calendario afghano, un anno e mezzo d’età per noi. Sarà accompagnata dal padre e dall’interprete che, insieme a lei, saranno trasferiti dalla Croce Rossa di Varedo, all’ospedale Niguarda dove sarà sottoposta ad una serie di esami e all’intervento che dovrebbe guarirla.

Atterrerà alle 24 del 4 marzo l’aereo che da Herat, in Afghanistan, porterà a Milano la piccola Setaiesh Heidari, nata il 24-08.1386 secondo il calendario afghano, un anno e mezzo d’età per noi. Sarà accompagnata dal padre e dall’interprete che, insieme a lei, saranno trasferiti dalla Croce Rossa di Varedo, all’ospedale Niguarda dove sarà sottoposta ad una serie di esami e all’intervento che dovrebbe guarirla. A portare in Italia la piccola Setaiesh è stata la caparbietà del cappellano militare don Angelo Pavesi, che ad Herat è rimasto sette mesi insieme all’esercito italiano. Proprio là, insieme agli ufficiali medici, don Angelo ha conosciuto la storia della bimba. La mamma infatti l’aveva portata all’ospedale di Herat dove lavora un’amica di don Angelo e della comunità di Varedo, Marie Josè Brunel, infermiera e responsabile volontaria dell’associazione Humaniterra (www.humani-terra.org) a cui la Brianza ha regalato alcuni strumenti da laboratorio.

Da anni Marie segue il reparto dei grandi ustionati dove cura le donne che si immolano, per non cedere al matrimonio con un uomini a cui le famiglie le hanno vendute. Marie è ormai conosciuta ad Herat perché ha scritto anche un libro sulle tristi vicende di queste donne-bambine che giovanissime cercano di abbruttirsi, o morire, dandosi fuoco. Da lei arriva la mamma di Setaiesh per sapere come aiutare la sua piccola di undici mesi. E Marie le suggerisce di rivolgersi ad un reparto più specialistico finendo così tra le mani dell’ufficiale medico Antonio Russo che la visita scoprendo così che la bambina è affetta da un difetto congenito del canale atrioventricolare del cuore. Con alto rischio di morte in pochi mesi se non viene operata d’urgenza. Scatta allora l’operazione salvataggio.

sindaco_varedoDon Angelo chiede aiuto al sindaco di Varedo Sergio Daniel, ormai “esperto” nel mobilitare enti, singoli e associazioni capaci di dare risposte immediate. Nel frattempo la Regione Lombardia, nel giro di una sola settimana, approva una delibera con 30mila euro per coprire le spese del trasporto, dell’operazione chirurgica e del mantenimento di tre mesi della bimba e dei famigliari in Italia. L’ospedale Niguarda mette a disposizione la struttura necessaria e soprattutto i medici Riccardo Macorini e Serafina Ghianda, anestesista e rianimatore, che voleranno ad Herat con l’esercito (partendo da Roma alle 14 del 3 marzo).

“Una corsa di solidarietà per salvare questo piccolo angelo – racconta Don Angelo Pavesi che ha seguito tutta l’operazione collaborando con il Coi, (Comando Operativo Interforze) di Roma per il trasporto in sicurezza della famiglia. Ce l’abbiamo fatta ora attendiamo che la piccola arrivi”.

Non è la prima volta che il sindaco Sergio Daniel si trova coinvolto in operazioni d’emergenza: “con l’esercito italiano in Afghanistan – racconta il primo cittadino di Varedo – abbiamo ormai una collaborazione continuativa. Per facilitare il compito di ricostruzione cui sono chiamati i nostri soldati, è necessario creare un clima favorevole con la popolazione. Per questo abbiamo già inviato oltre 2mila coperte perché i soldati le distribuissero alla popolazione. Laggiù l’inverno arriva anche a meno 30 gradi. Adesso invece lanceremo la campagna per la raccolta di scarpe. Vogliamo coinvolgere aziende e grande distribuzione perché offrano scarpe per uomini, donne e bambini”.

Obiettivo di padre Angelo e della comunità di Varedo è quello di mantenere un rapporto costante con l’Afghanistan e con i miniprogetti avviati. Per questo verrà aperto un conto corrente postale dove versare i fondi che poi saranno destinati a mantenere le strutture e gli strumenti medici dell’ospedale di Herat o per altre necessità dei soldati italiani e della popolazione afghana.. “Stiamo pensando anche di proporre una campagna di sms per raccogliere fondi – sostiene Daniel. Resta comunque determinante mantenere alta l’attenzione su ciò che accade in Afghanistan, per sostenere il nostro esercito e la popolazione di quel paese martoriato”.