

Scrittore, poeta. Ma soprattutto straordinario pittore. A sette anni dalla sua morte la galleria Marcorossispiralearte di Monza ospita, come primo evento del 2009 “L’occhio della pittura”: un’importante rassegna dedicata a Emilio Tadini, il grande artista milanese nato nel 1927 e scomparso a settantacinque anni nel 2002. In mostra saranno esposte opere appartenenti a un triennio di produzione artistica (1983-1985) selezionate e raccolte grazie a una felice collaborazione tra la galleria e la Fondazione Marconi di Milano. Per la prima volta a Monza si potranno ammirare tele e acquarelli (una ventina di lavori in tutto) di uno dei più importanti e apprezzati uomini di cultura del Novecento europeo. L’inaugurazione sarà sabato 21 febbraio alle 18 in via Vittorio Emanuele, 44, a Monza. La mostra sarà aperta da martedì a sabato dalle 11 alle 19.
Personalità eclettica, intellettuale versatile e completo, Emilio Tadini è stato scrittore e saggista, oltre che pittore di un “realismo integrale” da lui stesso definito come sovrapposizione di moltiplici situazioni reali e metaforiche, in cui s’intrecciano il ricordo e la cronaca, lo spirito tragico e il senso del comico.
Emilio Tadini sin da giovane intraprende un’intensa attività di critico e teorico dell’arte, alla quale affianca la sua carriera letteraria: nel 1963 esce il suo primo romanzo; continuerà poi a pubblicare fino agli anni Novanta, per Rizzoli, Garzanti, Einaudi e altri.
Inizia a dipingere intorno ai trent’anni, nel 1961 tiene la sua prima mostra personale a Venezia, e la consacrazione della sua ascesa artistica arriva nel 1965, anno in cui partecipa a una collettiva allo Studio Marconi di Milano insieme a Mario Schifano, Valerio Adami e Lucio Del Pezzo. Da allora allestisce moltissime personali in Italia e all’estero, sia in gallerie private che in spazi pubblici e museali. Partecipa a due Biennali di Venezia, nel 1978 e nel 1982. In Italia si ricordano, tra le altre, le celebri mostre del 1986 alla Rotonda della Besana e del 2001 a Palazzo Reale, entrambe a Milano. La sua pittura si sviluppa costantemente per grandi cicli tematici e stilistici, quasi fossero “capitoli” di una riflessione globale, di un unico grande progetto creativo di profonda complessità, e lungo una vita.
Il titolo “L’occhio della pittura” si riferisce a una grande retrospettiva del 2007 (con catalogo Skira) in cui furono esposte un centinaio di tele di Tadini raccolte dalla Fondazione Marconi a cinque anni dalla morte dell’artista. In particolare, “L’occhio della pittura” è una momumentale opera (lunga 8 metri) dipinta nel 1978 che ha funzionato da vero e proprio manifesto del pensiero di Tadini sulle questioni nodali della visione, del corpo, della figura e del dipingere.
L’esposizione di Monza include, tra le altre, due celebri opere di grandi dimensioni, “Il processo” e “Il posto dei piccoli valori” (cm 150×200 ciascuna) realizzate entrambe nel 1983, e pubblicate su diverse monografie, compresa quella del 2007. Queste due tele esprimono tutta la somma di intenti e riferimenti del lavoro di Tadini in quel periodo: sono piene di simboli, e di consapevoli citazioni di altri artisti – da Max Ernst a Oskar Schlemmer, da Morandi a Braque, da Matisse a Max Beckmann – e sintetizzano infiniti racconti fantastici. Racconti che, come certe figure di Tadini, escono e rientrano per frammenti dai confini del quadro.