
Commozione e gioia alla festa che ha dato l’avvio alle celebrazioni del centenario della Piccola Opera per la Salvezza del Fanciullo. Un metodo pedagogico ideato ai primi del ‘900 e attualissimo di fronte all’emergenza educativa attuale
Commozione e gioia alla festa che ha dato l’avvio alle celebrazioni del centenario della Piccola Opera per la Salvezza del Fanciullo. Un metodo pedagogico ideato ai primi del ‘900 e attualissimo di fronte all’emergenza educativa attuale
«L’amore di Dio è creativo. E la Piccola Opera per la Salvezza del Fanciullo ne è la dimostrazione. Perché qui non c’è un unico modello d’amore. Ma ogni bambino, ogni persona che entra qui viene accolto e amato secondo quanto gli necessita, cercando soluzioni diverse, innovative». Così don Armando Cattaneo vicario episcopale della Brianza, ha definito il lavoro svolto dalle sorelle del Centro Mamma Rita durante la Santa Messa che domenica ha aperto le manifestazioni per il centenario. Un momento di forte commozione per il vicario che da seminarista, in gita con altri giovani futuri preti, conobbe il Centro e ne rimase affascinato. Così come per chi ha vissuto nella casa, e non ha mai tagliato il legame "ombelicale" con quella che rimane nel cuore come "prima vera famiglia". Sono iniziate così le celebrazioni per i cento anni della Piccola Opera per la Salvezza del Fanciullo abbracciata dalla comunità di Monza che ha riconosciuto il lavoro silenzioso ed efficace delle Minime Oblate del Cuore Immacolato di Maria che dal 1949 sono le custodi del metodo educativo e pedagogico ideato da Margherita Tonoli e messo quotidianamente in pratica al Centro Mamma Rita. Lo ha sottolineato l’ex sindaco (1979-1983) Emanuele Cirillo, così come il vicesindaco Dario Allevi e gli assessori Stefano Carugo e Pierfranco Maffè ma lo hanno raccontato soprattutto le voci di chi in quella casa è cresciuta, come Rosetta e i suoi fratelli arrivati nel 1978: «Abbiamo trovato subito tanto amore – ricorda tra le lacrime. Qui ho imparato a confidare in Gesù, una cosa che mi ha aiutato poi a superare tante difficoltà. Qui, in mezzo a voi ho imparato la gratuità dell’amore, l’unica che dà un senso alla nostra vita».
Lo rammenta Clara giunta in via Lario da bambina e dove ha celebrato il matrimonio. E qui è tornata qualche anno dopo richiamata dalle suore che le hanno offerto di diventare la segretaria del centro. «Ho lasciato il mio precedente impiego in ufficio per venire qui – testimonia Clara. Perché non si tratta solo di un lavoro. E’ come tornare a casa. E così ho voluto donare ciò che mi era stato dato. Perché non si può donare se non si è ricevuto». E poi Graziano che sale sul palco con moglie e due figli dopo 30 anni: «fui tanto sfortunato nel perdere i genitori – sostiene con la voce rotta dall’emozione – e altrettanto fortunato nel trovare qui chi non mi ha mai fatto sentire solo».
Tanti gli applausi e i ringraziamenti alle sorelle e in particolare a Giuseppina Sala, la direttrice e cofondatrice del Centro insieme a quell’Amelia Giuseppina Pierucci che diede vita all’Istituto religioso delle Minime Oblate del Cuore Immacolato di Maria che porta avanti l’opera di Rita Tonoli.
Un impegno educativo che in cento anni si è moltiplicato e ha coinvolto generazione dopo generazione insegnando «che i bambini passati di qui perché "sfortunati" – ha evidenziato don Armando Cattaneo – hanno trovato chi gli ha offerto un senso della vita che altri "fortunati" non hanno avuto. E’ la logica del Vangelo: gli ultimi saranno i primi».