Il paese fantasma della Brianza

5 settembre 2008 | 01:00
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Il paese fantasma della Brianza

È la storia di Consonno, un piccolo borgo agricolo in provincia di Lecco di 200-300 abitanti. Nel 1962 il conte Mario Bagno comprò l’intero terreno e il paesino venne spazzato via per dare vita ad una inopportuna quanto fallimentare "Las Vegas" brianzola

È la storia di Consonno, un piccolo borgo agricolo in provincia di Lecco di 200-300 abitanti. Nel 1962 il conte Mario Bagno comprò l’intero terreno e il paesino venne spazzato via per dare vita ad una inopportuna quanto fallimentare "Las Vegas" brianzola

Consonno, il paese fantasma della Brianza. Uno dei tanti siti di interesse storico, frutto della speculazione edilizia, abbandonato dall’uomo e dimenticato dalle Istituzioni. «Quel paese non esiste più, perché negli anni Sessanta è stato raso al suolo da uno sconsiderato neo-proprietario dei terreni e dei fabbricati, nella colpevole connivenza delle autorità locali. Tutto, anche i terrazzamenti, sono stati spianati dalle ruspe e di quell’insediamento millenario sono rimasti soltanto la chiesa ed il cimitero». È uno dei tanti ricordi di chi lo conosceva e lo amava.

È questa la storia di Consonno, paesino medievale abitato da poche centinaia di anime. Spinto dal desiderio di creare un polo turistico in Brianza, l’industriale conte Mario Bagno comprò l’intero terreno per fabbricare una città dei balocchi. Sale da ballo, sfingi egiziane, pagode cinesi, colonne doriche, negozi arabeggianti, un minareto e il "Grand Hotel Plaza" rimpiazzarono le cascine, i borghi e i boschi. Ma la natura si ribellò, dando luogo ad una frana che distrusse i sogni di gloria e di ricchezza del conte. Lo smottamento fu causato, con molta probabilità, dai lavori effettuati sul territorio per costruire gli edifici, un’intera collina fu eliminata per consentire una migliore visuale sulle montagne locali. consonno_oggi.jpg

Il conte Amen, così chiamato dagli anziani del posto, aveva grandi progetti: «Farò il circuito in quella zona là – ha annunciato in un intervista alla Televisione svizzera – lì sotto farò il campo di calcio, il campo della pallacanestro e del tombarello, che è uno sport che si svolgerà in declino; qui vengono i campi da tennis, delle bocce, e da minigolf, di là dovrà venire la pista del pattinaggio, luna park e uno zoo di bestie da parco e giardino, un grande zoo, con un grande ristorante popolare con orchestrine curiose, è vero, per attirare tutto il pubblico naturalmente». Progetti mai realizzati, ma lo scempio era ormai inarrestabile. Erano gli anni del grande boom economico, la cultura della sostenibilità non era ancora nata. Oggi, invece, si assiste a iniziative quali il Gran premio del paesaggio, un concorso voluto da Provincia MB, Fai, Ministero dei Beni Culturali, Autodromo di Monza e Ufficio scolastico provinciale di Monza e Brianza per dare una vita a una vera e propria corsa alla valorizzazione dei beni culturali della Brianza.

Questa è la storia di un passato molto lontano, dimenticato o forse mai conosciuto.