Questa la sfida colta dai giovani imprenditori brianzoli così come emerge da uno studio di Confindustria eseguito in collaborazione con la scuola di direzione aziendale della Bocconi e la Fortis Bak: le eccellenze sono davvero qui
L’internazionalizzazione? Le imprese brianzole non la temono, anzi la cavalcano. Lo dimostrano i dati della ricerca commissionata dai Giovani di Confindustria Monza e Brianza alla Scuola di Direzione aziendale della Bocconi e sostenuta da Fortis Bak. Un’indagine effettuata su 150 aziende campione in Lombardia e sul territorio di Monza e Brianza i cui risultati hanno evidenziato che le aziende brianzole operano processi di internazionalizzazione per il 92% contro l’89% della media lombarda. Inoltre il 60% delle imprese di Monza e Brianza sono sui mercati esteri da almeno 20 anni. Segno che l’interesse per i nuovi mercati è assai radicato nel dna degli imprenditori locali.
L’attività imprenditoriale all’estero si sviluppa in settori e con modalità variegate: joint venture, creazione siti produttivi, export, commercializzazione prodotti. La maggior parte delle aziende brianzole predilige la presenza commerciale (il 0%) o la creazione di rete distribuitiva.
«Due le motivazioni che spingono gli imprenditori ad andare all’estero – spiega Marco Colombo vicepresidente del gruppo Giovani – la prossimità fisica al cliente e i costi. Questi ultimi in particolare si riferiscono alla materia prima, energia, lavoro».
Ed ecco la curiosità: non è il costo del lavoro, e la conseguente delocalizzazione della produzione a spingere all’estero le aziende, ma sono soprattutto i costi dell’energia. Tanto che i paesi a cui le imprese si rivolgonomaggiormente sono Francia e Germania. Seguono Gran Bretagna e l’est europeo (qui sì il costo del lavoro o le materie prime hanno prezzi più contenuti).
Al di fuori dell’Europa il mercato d’eccellenza per le imprese locali restano gli Usa cui seguiranno, nei prossimi tre anni, Cina e Russia.
Al contrario di quanto si possa pensare, sono poche le aziende che scelgono la delocalizzazione all’estero, meno del 5%. «Gli imprenditori – precisa Matteo Parravicini presidente del Gruppo Giovani di Confindustria Monza e Brianza – preferiscono restare in Italia perché temono l’assenza di controllo sulla produzione e soprattutto sulla qualità del prodotto finito. Sono più propensi a creare partnership per l’acquisto della materia prima in modo da recuperare sui costi di lavorazione».
I risultati della ricerca saranno illustrati martedì 1 luglio durante il convegno "Eccellenza imprenditoriale: il valore dell’internazionalizzazione per le imprese italiane" che si terrà alle 17.30 in Villa Trivulzio di Omate ad Agrate Brianza. Alla tavola rotonda parteciperanno: Maurizio Romiti Ad e vicepresidente di Pentar S.p.a, Giulia Lugresti presidente e Ad di Premafin Finanziaria spa, e presidente della Gilli srl; Renzo Cenciarini professor of Corporate Finance, Sda Bocconi, Alain Hazan direttore generale Fortis Private BAnking Italia, Roberto Pondrelli Area manager, Fortis Commercial Banking Italia. Le conclusioni saranno affidate a Federica Guidi presidente Nazionale Giovani Imprenditori Confindustria
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