
La casa di accoglienza Mamma Rita compie cent’anni. Da allora lo spirito che anima la "piccola opera" e il suo compito educativo non sono cambiati. L’Istituto festeggerà la ricorrenza con il Cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi
La casa di accoglienza Mamma Rita compie cent’anni. Da allora lo spirito che anima la "piccola opera" e il suo compito educativo non sono cambiati. L’Istituto festeggerà la ricorrenza con il Cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi
«Guardare gli occhi di questi fanciulli, specialmente di quelli appena arrivati, stringe veramente il cuore – ha lasciato scritto Amelia Pierucci – Sono occhi bellissimi, ma che sovente hanno visto ogni sorta di orrori e che sembrano pozze d’acqua senza vita. All’inizio questi piccoli non sanno sorridere. Scrutano seri, diffidenti o spaventati, spesso piangono quando non urlano, specialmente di notte. Il premio si ha nel vedere a poco a poco le pozze d’acqua di occhi vitrei diventare laghetti vivi, guizzanti per improvvise allegrie e i sorrisi diventare esplodenti risate». In queste parole c’è la filosofia del Centro Mamma Rita, che per i suoi bambini non vuole essere un collegio, un orfanotrofio, ma una nuova famiglia per chi una famiglia non ce l’ha più.
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Ad ogni gruppo il nome di un fiore
Un ambiente semplice e modesto. Ma molto curato nei dettagli, con le camerette calde e accoglienti. E non ce n’è una uguale all’altra. Ad abitarle, tanti piccoli ospiti, bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni divisi in gruppetti che hanno i nomi dei fiori: anemoni, margherite, rododendri, viole per le mamme con bambini; campanelle, fiordalisi, mughetti, primule, per i ragazzi; genziane, papaveri, stelle alpine: per le ragazze; orchidee, per gli studenti e le giovani lavoratrici; ciclamini e iris, per l’ospitalità a familiari di parenti ricoverati. Ognuno di loro è arrivato con il suo bagaglio di sofferenza sulle spalle: come due bambine di 6 e 8 anni a cui il papà ha ucciso la mamma. C’è un ragazzo di 17 anni del Congo, che è arrivato in Italia come rifugiato politico con la sorellina di 7 anni. C’è una ragazza che ha fatto conoscere il suo fidanzato prima a Suor Rosalia che alla nuova mamma. C’è un marocchino di 26 anni, figlio di un lavavetro morto di freddo, un inverno, a Milano. Nel centro di via Lario è arrivata anche una donna cinese con il marito, emarginati dal loro Paese perché colpevoli di avere due figlie femmine di 3 e 5 anni.
Per ogni ospite il Comune di residenza paga una retta mensile. Ma per esempio, per il figlio di un lavavetri morto a Milano, per molti anni i Comuni di Milano e Monza si sono rimbalzati la responsabilità del versamento della retta, pagata alla fine dal Comune di Monza.{/styleboxop}
Accoglierli, accudirli, educarli e riempirli di affetto. Come se sia Cristo stesso a farlo al posto loro. E’ il carisma senza età della Piccola opera per la salvezza del fanciullo di Mamma Rita, Margherita Tonoli. Un’idea, ancora oggi, così piena di freschezza che sembra nata ieri. E invece, è nata nel 1908. Cento anni dopo, la Famiglia religiosa delle Minime Oblate continua a rendere testimonianza all’Amore di Cristo con il suo carisma tutto particolare: fare scoprire di essere amati anche a coloro che Gesù, nel Vangelo, chiama i «piccoli»: bambini e bambine con una storia di infanzia cancellata dal dolore o giovani che hanno bisogno di aiuto per fare il mestiere più difficile del mondo: il papà e la mamma.
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Più che un orfanotrofio, una casa-famiglia
Un metodo innovativo, che vuole sostituire agli orfanotrofi le case famiglia. Un’intuizione che nasce dall’amore di una mamma. E che, quando nel ’64 è stato inaugurato il Centro Mamma Rita – prima vera comunità in formato familiare in Italia – era addirittura all’avanguardia.
Il Centro mamma Rita non è solo una casa famiglia, ma è anche una scuola aperta a tutti che offre laboratori, sport, vacanze e volontariato. Accanto al Centro Mamma Rita, diviso in 12 comunità educative – 4 dedicate alle bambine, 4 ai bambini e 4 alle mamme con i figli – c’è una scuola materna, una scuola paritaria con materna, elementari e medie, e da otto anni – come sempre in grande anticipo sui tempi – c’è anche il micronido. Poi ci sono le colonie estive di Villa Maria a Loano (Savona) e di Santa Maria del Mare a Igea Marina (Rimini). Oppure in montagna, a Santa Maria delle Alpi a Vanzone (Piemonte) oppure a Courmayeur (Aosta). Ci sono infine i laboratori del Centro Mamma Rita. Si va dal corso di disegno e pittura a quello di canto corale, da quello di ebanisteria a quello di fotografia, cartonaggio e decoupage, cucina, informatica, tombolo, scultura con argilla, ginnastica e manualità con materiale povero. Indispensabile per le sorelle l’aiuto degli Amici del Movimento amici della piccola opera (Mapo), un’associazione di volontariato attiva dal ’96 e che opera in tutte le comunità di accoglienza delle Minime Oblate del Cuore Immacolato di Maria, promuovendo attività di animazione, sportive, culturali e di socializzazione oltre che di sostegno allo studio. Il miracolo del Centro Mamma Rita è raccontato anche da un sito Internet: www.piccolaopera.it e-mail: mammarita@piccolaopera.it E’ possibile donare il cinque per mille al Centro Mamma Rita: codice fiscale: 94561040158 specificando la causale «volontariato». {/styleboxop}
«Ci prendiamo cura dei bambini abbandonati o con una storia di sofferenza alle spalle – spiega Suor Giuseppina Sala, la madre superiora – con un’attenzione particolare alle famiglie. Senza limitazione di nazionalità, razza o religione. Ogni giorno, diamo una testimonianza all’Amore di Cristo, che è particolarmente vicino a chi soffre».
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Il Cardinale invitato al centenario
Cent’anni festeggiati con il Cardinale Tettamanzi. Per celebrare il loro centenario le sorelle dell’Istituto religioso delle Minime Oblate del Cuore Immacolato di Maria, che operano al Centro Mamma Rita, organizzeranno, nel mese di ottobre, una serie di festeggiamenti.
L’11 ottobre ci sarà una serata di arte, danza e musica al Teatro Manzoni con il gruppo artistico Prime Note diretto da sorella Tiziana e altri gruppi artistici e teatrali che collaborano con il centro di accoglienza monzese.
Il 25 ottobre sarà in programma un convegno con alcuni docenti dell’Università Cattolica di Milano sul tema del metodo educativo della Piccola Opera. {/styleboxop}
Era il 1876 quando Rita Tonoli e Armida Barelli iniziarono a prendersi cura dei primi bambini disagiati. Nel Natale del 1908 nacque l’idea della Piccola Opera. Rita Tonoli – Mamma Rita per i suoi bambini – se ne occupò per quasi quarant’anni. Nel 1947 morì e lasciò una lettera testamento in cui affidò la sua opera alla sorella Amelia Giuseppina Pierucci, che insieme a Suor Giuseppina Sala fondò le Minime Oblate nel Centro Mamma Rita. La figura del Cardinale di Milano Giovanni Battista Montini, poi Papa Paolo VI, fu decisiva in questo passaggio di consegne che avvenne ufficialmente l’11 febbraio 1957. Nel 1961 arrivò l’ingegnere 80enne Eugenio Denti, vedovo, intenzionato a rimediare all’invito mai ascoltato della moglie di investire i suoi risparmi in un’opera benefica. Vide il plastico del progetto, e iniziò subito i lavori. Un passaggio del testimone all’insegna della solidarietà che – una mano dopo l’altra – è arrivato fino al 2008 e continua anche oggi, tutti i giorni, al Centro Mamma Rita di via Lario, 45, a Monza. Inaugurato nel 1964, dal 1980 è aperto anche agli stranieri e dal 1997 pure alle madri con i figli piccoli. Amelia Giuseppina Pierucci si è preso cura di tutto fino al 2001. Poi, il lavoro è stato proseguito da Suor Giuseppina, fino a oggi.