Femmine dietro la cinepresa. Dive o donne?

20071116-blanchett.jpgControluce di Seregno punta l'attenzione sul cinema delle autrici. Dall'italiana Spada all'indiana Nair passando per la figura della diva


20071116-blanchett.jpgControluce di Seregno punta l’attenzione sul cinema delle autrici. Dall’italiana Spada all’indiana Nair passando per la figura della diva

 

Il cinema è un affare da uomini? A giudicare dal numero (scarso) di registi donne che la storia del medium conserva si direbbe di sì, almeno per quel che riguarda questo lato della macchina da presa.

Se pochi sguardi al femminile si sono messi sulle orme di Griffith e Ejzenštejn, infatti, è altrettanto vero che l’immagine della diva, nelle sue molte forme e personalità, si pone probabilmente al centro dell’immaginario cinematografico collettivo.

A contestare la nostra prima affermazione ci hanno pensato il Gruppo Donne Brianza e la Cooperativa Controluce di Seregno, che nel mese di novembre propongono – come tutti gli anni – una rassegna di titoli rosa, ma tutt’altro che melensi. Donne dietro la cinepresa è il titolo della rassegna, le cui cinque tappe spaziano dall’India di Mira Nair (Il destino del nome) alla Germania di Valeska Grisebach (Sehnsucht), in un percorso di «luce fredda», che stempera l’intimismo, la presenza forte dei corpi e dei loro contatti con regie tendenzialmente lucide, di un nitore a tratti minimalista (Marina Spada, foto sotto) a tratti distaccato (la Grisebach). A variare il tono è la bella prova di Sabina Guzzanti, Le ragioni dell’aragosta, sulla quale vi rimando al bell’articolo di Manuela Montalbano uscito su queste pagine qualche tempo fa. Tutti i film sono proiettati il giovedì al Cinema Roma di via Umberto I, 14 (Seregno), alle 21.15, e sono seguiti da un breve commento. Per chi volesse recuperare Il destino del mio nome, programmato la scorsa settimana nella sala seregnese, segnalo che lo stesso titolo sarà in programmazione dal 21 al 23 novembre presso il Cinecircolo Robert Bresson di Brugherio.

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Sul corpo della diva, sulle immagini e sul loro ruolo nel manipolare pulsioni e desideri ha qualcosa da dirci Satoshi Kon, cineasta nipponico che insieme a Miyazaki, Otomo, Oshii e pochi altri sta rivoluzionando i confini e le convenzioni dell’animazione “di consumo”. Il suo Paprika è in programmazione dal 16 al 18 novembre presso l’ormai famigliare SpazioCapitol di Vimercate. Cito dalla presentazione: «Un gruppo di psichiatri ha messo a punto una macchina che permette di penetrare nei sogni dei pazienti osservandone i desideri più reconditi. Quando uno dei prototipi viene rubato la dottoressa Atsuko, nei panni dell’alter-ego Paprika, si avventura nell’universo onirico per scoprire la verità. […] Kon riflette sulla manipolazione delle immagini e su come le rappresentazioni irreali possano influenzare e minacciare il reale».
 

Con un approccio ancora più radicale, Todd Haynes e il suo ultimo celebrato capolavoro (Io non sono qui) smontano il sistema di segni che avvolge l’immagine del corpo, non ultimo quello della donna, affidando a ben sei attori diversi il compito di interpretare una stessa personalità (Bob Dylan). Tra di loro c’è Cate Blanchett (foto di apertura), la cui recitazione nervosa, insieme alle forme minute della sua figura femminile, conferisce credibilità e spessore al personaggio: Il corpo della diva sintetizza e sostiene qui una serie di contrasti (aggressività – fragilità; enigma – apparenza) di grande complessità, lasciando emergere l’uomo e il manzoniano guazzabuglio che ne abita il cuore. A Cesano Maderno, martedì 20 novembre all’Excelsior di via S. Carlo 20 (ore 21.15).

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