La resistenza in musica. Il ricordo del Toscanini antifascista

Nella Sala Maddalena un ricordo del maestro, il suo rapporto con il potere e la sua avversione al regime del dittatore
Nella Sala Maddalena un ricordo del maestro, il suo rapporto con il potere e la sua avversione al regime del dittatore
Le poche informazioni in circolazione in sala giovedì 26 aprile erano su un fascicoletto che presentava la vocazione artistica di Luigi Ferrario, scultore monzese, e il suo bassorilievo raffigurante il direttore Toscanini mentre dirige le tre muse della musica.
Ha dato il via alla serata il filmato dell’Istituto Luce “Morte e rinascita di una nazione” con testo di Pietro Coppola. In venti minuti le immagini in bianco e nero hanno ricostruito i momenti di incertezza dell’esercito di fronte all’armistizio dell’8 settembre del ‘43 e difronte all’arrivo delle truppe americane. Poi l’Italia che ha vissuto la resistenza, armata e civile, fino alla fine della guerra e anche oltre.
Il video ha poi lasciato spazio alla lettura scenica di Sergio di Stefano e Anna Vegetti, che hanno dato voce a frammenti di vita del direttore d’orchestra. “Eroe borghese, ultimo esemplare dell’artista artigiano”, come lo definiva Montale, “Puro esteta dalla condotta ridicola” come invece lo apostrofò Leo Longanesi in occasione del rifiuto del direttore di eseguire “Giovinezza”, l’inno fascista in apertura al concerto dedicato all’artista Martucci, tenutosi a Bologna nel ‘31.
Candidato nel ’19 nelle Liste combattenti di Mussolini, poi attivo nella Mazzini Society con Salvemini e Sforza, Arturo Toscanini è stato presentato in tutte le sue contraddizioni e scelte cruciali: esule dall’Italia, ci tornerà l’11 maggio ‘46 per suonare alla Scala, appena ristrutturata dopo i bombardamenti dell’agosto del 43 che avevano distrutto la volta del Piermarini.
La lettura in sala ha continuato parlando della Palestina, dove Toscanini arrivò come direttore dell’orchestra sinfonica a Tel Aviv, a Gerusalemme e ad Haifa.
La serata si è conclusa come aveva iniziato, con le parole di Eugenio Montale, definendo Arturo Toscanini “inflessibile”, un uomo che addirittura non voleva corrompere l’aria.