La salute sulla cresta dell’onda

Centoventimila sono i monzesi che usano il cellulare


Centoventimila sono i monzesi che usano il cellulare

Ormai non è più un accessorio. Il telefono cellulare, volenti o nolenti, è compagno fedele delle nostre giornate, parte di noi: sappiamo di non cadere nel luogo comune se a supporto della nostra tesi ci sono i dati. Le linee mobili attive in Italia sono 63,2 milioni, la popolazione italiana è di 57milioni (dati Istat 2006). Si obietterà che qualcuno può avere schede che non usa più, inutilizzate, e se vi dicessi che le carte telefoniche prepagate attive sono 55,7 milioni? (escludendo le schede ad abbonamento). A Monza questa statistica è ampiamente confermata. Un telefonino a ciascuno: sono oltre 120mila i monzesi che hanno un cellulare e ne fanno quotidiano uso. Ovviamente per gestire una così grande quantità di utenze c’è bisogno di un altrettanto alto numero di antenne che supportino tutto il traffico telefonico cittadino. La programmazione dell’installazione di una rete di antenne sul territorio comunale consiste nel conciliare le esigenze dei gestori della telefonia mobile (Tim, Vodafone, 3 e Wind) con quelle della tutela della salute dei cittadini (l’esposizione ad una grande quantità di onde radio emesse dalle antenne per un lungo periodo di tempo può causare infatti problemi), nel rispetto dell’estetica ambientale. Il Comune di Monza ha recentemente presentato un “Piano Antenne” che, come ci spiega l’assessore al Territorio, Alfredo Viganò, “valuta le domande fatte dai gestori e determina le caratteristiche alle quali si devono attenere”. Il piano, in sintesi, comprende l’analisi della situazione attuale, il monitoraggio durante il biennio 2004/06, il programma di riqualificazione dei siti esistenti, la definizione di siti e aree di ricerca, le osservazioni e controdeduzioni di comitati e compagnie telefoniche.

Il piano si accompagna ad un report nel quale si collocano e si identificano le antenne installate sul territorio, la loro tipologia e i gestori che ne hanno fatto richiesta. Sul territorio del Comune di Monza gli impianti installati sono in totale 99 (72 Srb e 27 microcella), i titolari degli impianti sono H3g (15 impianti), Telecom Italia Spa (31), Vodafone (36), Wind (16) e Rfi (1). Gli impianti si dividono in Stazioni Radio Base (Srb) e microcelle (vedi box). Monza ha un impianto ogni 1.235 abitanti (in Lombardia nessuno ne ha di più: Milano ne ha uno ogni 1.349). La grande presenza di antenne, però, non significa un maggiore rischio di elettrosmog. Se aumenta il numero di antenne significa che la loro potenza diminuisce e con questa anche il rischio che le onde da loro emesse possano essere dannose per gli abitanti. “Nel piano delle antenne – prosegue Viganò – abbiamo cercato di attenerci al principio di precauzione, intervenendo qualora fosse necessario per allontanare un impianto da un edificio pubblico o per meglio inserirlo dal punto di vista ambientale”. Per garantire una comunicazione cellulare agevole, l’antenna del nostro telefonino deve poter passare dal campo elettrico di un impianto (le cosiddette “celle”) ad un altro senza interruzioni, altrimenti la comunicazione cadrebbe. Dato che il territorio deve essere interamente “coperto” da questi impianti, si prospettano due soluzioni: quella di coprirlo con un segnale forte (ma anche più dannoso) che possa servire gran parte del territorio o installare più impianti microcelle di minor potenza. Le antenne Srb sono quelle che hanno, generalmente, maggiore potenza e quelle che, perciò, emettono il maggior numero di onde radio. La tendenza, infatti, è quella di propendere per la seconda soluzione, di installare, cioè più impianti a microcelle, decisamente meno inquinante e di minor impatto ambientale. 

L’Arpa (agenzia regionale protezione dell’ambiente) è l’ente delegato ai controlli delle emissioni di onde elettromagnetiche. Gli esiti del monitoraggio per gli anni 2004 e 2005, sono rassicuranti sotto il profilo della tutela della salute dei cittadini: tutte le posizioni analizzate hanno riscontrato valori di campo nettamente inferiori ai 3 Volt/metro, che costituisce la metà del limite di cautela fissato dalla legge italiana. I siti dove si è registrato il valore più alto di campo elettrico sono quelli di via Lambro e via Italia (valore medio tra 5,1 e 5,9 volt/metro), il valore minore (0,6 volt/metro) è stato registrato invece a pari merito in via Pellettier, via Poliziano e via Cavallotti (all’altezza del civico 86).

 

Un’antenna per «cella»
Sono 99 gli impianti, tra Srb e microcelle, presenti in città

I dati dicono che a Monza sono installate 99 antenne cellulari di cui 72 Srb e 27 microcelle. Le stazioni radio mobili (Srb) sono gli impianti fissi per la telefonia mobile che ricevono e trasmettono i segnali dei telefoni cellulari. La propagazione di questi segnali avviene in bande di frequenza diverse a seconda del sistema utilizzato dalla Srb (Gsm, Dcs, Umts), rimanendo comunque tra i 900 e i 2.100 MHz. Ogni Srb è in grado di servire una porzione di territorio limitata, detta "cella", le cui dimensioni dipendono dalla densità degli utenti da servire nell´area, dall´altezza delle installazioni e dalla potenza impiegata. Il passaggio di una unità mobile da una cella all’altra è gestito dal sistema centrale computerizzato, in maniera tale che non si possa avvertire alcuna differenza o sospensione durante una conversazione in movimento. Il sistema Gsm, per esempio, utilizza al massimo 40 frequenze per ciascuna cella. Le frequenze sono concesse dallo Stato. Ogni frequenza, attraverso la digitalizzazione del segnale, consente fino ad 8 comunicazioni contemporaneamente. Ogni cella ha, perciò, un limite massimo di 320 comunicazioni simultanee (ma anche fino ad un massimo di 400 comunicazioni contemporanee).

Le antenne delle Srb tradizionali sono generalmente montate su tralicci, pali, sostegni di vario tipo fissati a terra o installati sul tetto di edifici. Le altezze di installazione risultano di norma comprese tra 15 e 50 metri, su una stessa struttura possono essere presenti più SRB di diversi gestori (co-siting). Specialmente nelle aree urbane, la tecnologia cellulare consente, però, sistemi di rete che possono minimizzare l’impatto ambientale, architettonico e paesaggistico, dare il massimo di prevenzione sanitaria e  al tempo stesso il massimo di qualità al servizio per gli utenti.

Si tratta delle micro o nano celle (da 5-6 Watt le micro e da 1-2 Watt le nano). Questa soluzione tecnica consente di installare antenne molto piccole (quindi di minore potenza) su altrettanto piccoli supporti (anche cartelli e insegne), ad un’altezza compresa tra i 3 ed i 10 metri.

La realizzazione di micro e nanocelle è tra l’altro determinante per una buona qualità delle reti Umts, il nuovo standard europeo con il quale sono possibili la ricezione e l’invio di immagini video (in formato compresso). A maggior ragione sarà necessaria per le reti ad alta capacità, dette anche “a banda larga”, previste successivamente. L’installazione di questo tipo di antenne favorisce anche i collegamenti wireless (senza fili) alla rete internet. Questa è la direzione per il futuro.

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