Ambiente

Barlassina, comignolo in fiamme (ma usare il camino è vietato)

L'incidente di mercoledì non sarebbe dovuto capitare: in Lombardia c'è il divieto di utilizzare legna da ardere come fonte di riscaldamento sotto i 300 metri. Ecco perché.

camino-incendio-mb

Un comignolo in fiamme. È questo lo spettacolo quasi surreale che illumina il cielo di una via secondaria di Barlassina poco dopo le 19.30 di mercoledì 28 dicembre. L’incidente, probabilmente causato dalla mancata pulizia della canna fumaria, non ha avuto altre conseguenze, e si è esaurito nel giro di breve tempo: i proprietari, allertati da alcuni vicini, non hanno nemmeno chiamato i vigili del fuoco. Non si tratta di un episodio isolato: qualche ora più tardi, un altro comignolo ha preso fuoco anche a Camparada, dove l’incendio si è propagato al tetto. Le cause sono quasi sempre da ricercarsi in una scarsa manutenzione della canna fumaria: la fuliggine accumulata al suo interno è un ottimo combustibile che, grazie al forte flusso d’aria, può creare calore molto velocemente, arroventando e incendiando i detriti e la superficie interna della cappa. Non a caso la normativa in merito richiede di eseguire una pulizia certificata una volta all’anno.

Il vero problema, però, è un altro. In Lombardia, nelle zone ad altezza inferiore ai 300 metri sul livello del mare, è vietato l’uso di legna da ardere in camini aperti o camini chiusi e stufe con un rendimento inferiore al 63% come riscaldamento domestico nei mesi invernali. La combustione della legna infatti, soprattutto se effettuata in piccoli impianti domestici, causa la dispersione nell’atmosfera di particolato e composti tossici, tra cui il benzo(a)pirene, una sostanza cancerogena. «Si tratta di una delibera di giunta regionale del 2008 che impedisce le forme di combustione che producono polveri sottili, come nel caso, appunto, dei caminetti senza abbattitori e di stufe non a norma – spiega a questo proposito il geologo Gianni Del Pero, che fino al 2009 ha fatto parte dello staff di presidenza di Arpa Lombardia -. Quel modo di bruciare la legna produce molte polveri, e le condizioni del territorio della pianura padana non permettono di smaltirle».

Il divieto salta nel caso in cui non ci siano a disposizione altre forme di riscaldamento. E se qualcuno preferisse usare il camino al posto dei caloriferi, magari per risparmiare? «Attenzione: anche se non li si vuole usare, il solo fatto di avere i caloriferi fa sì che il divieto di usare forme alternative di riscaldamento sia valido – avvisa Del Pero -. In più, nei comuni dove è in vigore l’ordinanza del protocollo aria, oltre i 7 giorni di superamento dei limiti di pm10 il divieto raddoppia, e c’è una sanzione da pagare. In quanto alle questione economica, non è così vero che chi usa la legna, che ormai costa sui 10€ a quintale, risparmia – continua -. È meno cara del metano, ma alla fine il guadagno è relativo, anche perché il camino può comunque scaldare solo un ambiente». Il geologo suggerisce piuttosto di investire nelle non combustioni, come nel fotovoltaico: «Anche le stufe a pellet sono dannose – avverte -: un recente studio di Confindustria ha dimostrato che sono il maggior produttore di pm10, a causa di una combustione imperfetta che brucia in fretta, ma non completamente, il materiale da ardere. Chi ha una stufa o un camino deve rendersi conto che usandoli immette polveri sottili non solo nell’aria che respiriamo tutti, ma anche all’interno della propria abitazione. E, dato che manca poco, un altro consiglio per limitare le polveri sottili è quello di evitare i botti di Capodanno».

MBNews è anche su WhatsApp. Clicca qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato.
commenta