Politica

Referendum costituzionale, a Varedo si parla delle ragioni del no con il M5S

L'incontro di venerdì 10 giugno organizzato dal M5S di Varedo per informare sul referendum di ottobre è stato seguito e molto partecipato. Presenti l'ex candidato sindaco Guagnetti, neo eletto in consiglio comunale, e il portavoce regionale Gianmarco Corbetta.

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Sala piccola ma piena, due ore di approfondimento e dibattito: l’incontro organizzato venerdì 10 giugno a Varedo dal Movimento 5 Stelle per promuovere le ragioni del no al referendum costituzionale di ottobre è stato un successo. «È una battaglia importantissima – afferma Stefano Guagnetti, l’ex candidato cinquestelle alla sua prima uscita pubblica come neoeletto al consiglio comunale -, a breve l’Italia si troverà a un bivio».

«Si tratta del quesito referendario più complesso della storia italiana dopo quello del 2005/2006 che, in un clima politico non molto diverso da quello di oggi, portò alla riforma di 57 articoli – ammonisce l’avvocato Claudio Tani, del Comitato per il No -. Si chiede di dire “sì” o “no” come unica risposta a una pluralità di quesiti anche molto diversi tra loro: ed è questa disomogeneità che porta alla confusione». Secondo Tani è un’aberrazione chiedere agli elettori di votare un pacchetto di modifiche, accettandole o rifiutandole in blocco senza la possibilità di distinguerle e sceglierle: «In questo modo si equiparano i cittadini a bestiame da voto – accusa -, e la votazione si trasforma in plebiscito».

Ma Tani è anche contrario ad alcune delle proposte: dalla perdita di potere delle Regioni alla finta diminuzione dei costi della politica: «Si risparmierebbero le indennità di 350 senatori, è vero – ammette -, ma tutto l’apparato resta». «Non serve cambiare la costituzione per tagliare gli stipendi» rincara Gianmarco Corbetta, portavoce del M5S in Regione Lombardia. Che prosegue tornando sull’argomento Stato/Regioni: «Lavoro in commissione ambiente, ricevo quotidianamente cittadini e associazioni: in futuro, se passasse in referendum, non potrei più fare nulla, se non consigliare di prendere un biglietto per Roma e andare a presentare i propri problemi direttamente al Ministero – commenta. E spiega -: Il referendum propone una suddivisione netta tra Stato e Regioni degli argomenti su cui legiferare, ma così facendo alla Regioni non resta nessuna autonomia. Non solo: per alcune tematiche ci sarebbe ancora la confusione di una legislazione “doppia”».

Per di più, il testo della riforma appare (volutamente?) confuso ed ostico. «Per semplificare 9 parole dell’articolo 70, per esempio – spiega Francesco Montorio, del Comitato per il No – ne hanno aggiunte più di 400». Ed è sempre Montorio a mettere in guardia contro una propaganda fatta solo di slogan, invitando a un confronto sereno con i fautori del sì, per spiegarsi e far capire le proprie ragioni. Senza rinunciare, però, a una battuta: «Alla Boschi che dice che chi vota no vota come Casa Pound io risponderei: piuttosto bisognerebbe chiedersi come mai persino Casa Pound su questo argomento voti come l’Anpi!».

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