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“Pedemontana è dannosa e inutile”: la lettera di “Noi per Cesano” a Delrio

Si tratta di un'opera sbagliata sotto tutti i punti di vista, scrive l'associazione "Noi per Cesano" in una lettera inviata al Ministro Delrio. Ecco perché Pedemontana è inutile.

pedemontana-tratta brianzola

Pedemontana è un’opera «inutile, dannosa per il territorio ed estremamente costosa». Lo sostiene l’associazione “Noi per Cesano”, insieme ai comitati Cives di Seveso, Bovisio e Desio, in una lettera indirizzata al Ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio e al responsabile Anac Raffaele Cantone.

L’associazione, attiva sul territorio di Cesano Maderno nell’ambito di iniziative a carattere ambientale, e impegnata sul tema Pedemontana da più di 7 anni, si è infatti rivolta a Delrio chiedendogli di eliminare l’autostrada dall’elenco delle 30 opere pubbliche considerate prioritarie. «Di fatto – scrivono – quest’opera, ripetutamente motivata come ineludibile e necessaria per Expo, ha prodotto sino ad ora una realizzazione parziale e limitata».

La lettera prosegue cercando di spiegare perché finora Pedemontana è stato un progetto fallimentare, e perché portarlo avanti sarebbe rischioso. «Le conseguenze di quanto già realizzato (tratta B1) riguardano la avvenuta distruzione di campi agricoli e foreste della pianura comasca, particolarmente grave in un’area già fortemente compromessa, e la futura distruzione di altri campi agricoli nel vimercatese. La tratta B2 di Pedemontana Lombarda passerebbe  in aree contaminate dalla fuoriuscita di diossina conseguente al disastro Icmesa del 1976». “Noi per Cesano”, d’altra parte, aveva già fatto ricorso al Tar del Lazio, chiedendo l’annullamento di Pedemontana in nome delle contraddizioni del progetto autostradale. Ora mette di nuovo in questione la sostenibilità dell’opera: la nuova infrastruttura, infatti, non risolverebbe il problema del traffico, per lo più urbano e metropolitano. Non solo: Pedemontana è stata finanziata per lo più con soldi pubblici, ma resta, per dirla con le parole del presidente di Legambiente Lombardia Damiano di Simine, «un caso da manuale di opacità amministrativa». Opacità che, rimarca l’associazione, si manifesta anche nel rifiutarsi ripetutamente di concedere l’accesso al progetto e agli atti, accesso che era stato più volte richiesto non solo dall’associazione cesanese, ma anche da Legambiente Lombardia.

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