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L’ultima asta deserta sancisce la scomparsa del calcio “prof” a Monza

San Giovanni Battista non ha fatto la grazia: nel giorno dei festeggiamenti per il suo Santo patrono la città di Monza ha perso il calcio professionistico.

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San Giovanni Battista non ha fatto la grazia: nel giorno dei festeggiamenti per il suo Santo patrono la città di Monza ha perso il calcio professionistico.

Praticamente non capitava dalla stagione 1941-42, quando la squadra biancorossa disputò il campionato di Prima Divisione, l’allora quarta serie, in seguito a una retrocessione causata più dalle defezioni dei giocatori chiamati sul fronte di guerra che dal livello tecnico della rosa. Anche stavolta la discesa nell’“inferno” del dilettantismo non è avvenuta sul campo di gara, ma altrove, negli uffici di dirigenti disinibiti, per usare un eufemismo, e nelle aule di un Tribunale che non ha potuto che prendere atto del menefreghismo dell’imprenditoria brianzola, impegnata a litigare sull’autonomia da Milano mentre la società più blasonata del territorio dello sport più importante del mondo veniva prima saccheggiata, poi vilipesa e infine abbandonata da personaggi senza scrupoli liberamente lasciati liberi di scorrazzare su e giù per l’Italia dalle autorità nazionali politiche e pallonare. Se ogni giorno in Italia scoppia uno scandalo non sorprende dopo tutto quello che noi addetti ai lavori abbiamo dovuto vedere, sopportare e anche denunciare con scarso riscontro dalle parti del centro sportivo Monzello e dello stadio Brianteo, strutture di proprietà del Comune, i cui amministratori “ponziopilatescamente” hanno assistito allo scempio considerando la questione un affare di privati. Peccato che con questo atteggiamento a “Palazzo” ci abbiano rimesso circa 400mila euro, che verranno recuperati aumentando le tasse dei cittadini…

calcio-monza-kadir-mbMonza, città di oltre 120mila abitanti, ha perso il calcio professionistico perché anche oggi, ed era la quinta volta, è andata deserta l’asta fallimentare per l’acquisto dell’intero complesso aziendale dell’Associazione Calcio Monza Brianza 1912. Il lotto unico della società per azioni era composto da: “diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori, struttura ed organizzazione settore giovanile, immobilizzazioni materiali, indumenti, targhe, trofei, marchi sociali”. Alle ore 15 al Tribunale civile di Monza si dovevano aprire le eventuali buste depositate dai potenziali acquirenti entro le 13 presso lo Studio professionale Giuseppe Nicosia sito a Sesto San Giovanni in via Alessandro Volta 24, in quanto a Monza la Cancelleria della Sezione fallimentare del Tribunale era chiusa per la festa patronale. Il prezzo a base d’asta era ancora di 100mila euro, ma non era più obbligatorio aver depositato la domanda di affiliazione alla Figc. Per ottenere, però, l’iscrizione della squadra al campionato bisognava anche pagare praticamente subito l’intero ammontare del debito sportivo pari a 1 milione e 457.510,14 euro al lordo della fideiussione di 600mila euro già depositata in Lega Pro ed escussa. Ebbene, le speranze dei dipendenti e dei tifosi del Monza che ormai erano legate al pachistano Abdul Kadir Sheikh sono andate deluse. Il 52enne uomo d’affari asiatico, che venerdì scorso aveva consegnato ai curatori fallimentari Giuseppe Nicosia ed Elisabetta Brugnoni un’offerta informale di 10mila euro per gli asset del Monza, non solo non ha depositato alcuna busta, ma non ha neppure effettuato il bonifico promesso sul conto della procedura fallimentare di 100mila euro per convincere il giudice delegato Giovanni Battista Nardecchia e la curatela a dargli fiducia ordinando un’ultima asta per domattina.

calcio-monza-tribunale-brugnoni-nicosia-mbDunque alle 15, nell’aula al civico 5 di via Vittorio Emanuele II, Nardecchia si è chiuso assieme ai soli Nicosia e Brugnoni, ma stavolta i curatori sono usciti dopo soli 10’ e davanti a una trentina di persone di pubblico hanno annunciato la morte del calcio professionistico a Monza: “Non è stata depositata alcuna busta. A questo punto col giudice delegato abbiamo stabilito che si terrà un esperimento di vendita solo per i marchi e il compendio immobiliare lunedì prossimo alle 15.30. Il prezzo a base d’asta sarà di 150mila euro. Il rilancio minimo sarà di 10mila euro. Il debito sportivo finisce assieme a tutti gli altri debiti e i tesserati attiveranno le procedure per l’insinuazione nello stato passivo dell’Ac Monza Brianza 1912, che verrà esaminato il 22 settembre. Naturalmente ciò significa che il Monza, fallito lo scorso 27 maggio, è fuori dal calcio professionistico. L’esperimento di vendita dei marchi e del compendio immobiliare sarà solo uno. Se qualcuno si aggiudicherà l’asta potrebbe partire da una posizione di vantaggio nella sorta di bando che l’Amministrazione comunale indirà per ottenere dal presidente della Figc, d’intesa con il presidente della Lega nazionale dilettanti, l’iscrizione in soprannumero di una società di Monza o alla Serie D o all’Eccellenza. Per quanto riguarda i dipendenti del club, l’esercizio provvisorio terminerà il 30 giugno. Poi si valuterà come aiutarli”. Ricordiamo che, mentre i tesserati percepiranno circa il 20% dei loro crediti (gli stipendi da settembre 2014 in avanti più la tredicesima e la quattordicesima mensilità) grazie alla fideiussione di 600mila euro escussa dalla Lega Pro e vincolata a loro favore, gli altri dipendenti probabilmente porteranno a casa qualche spicciolo degli stipendi ancora da ricevere, cioè quelli da gennaio in poi e la quattordicesima mensilità.

Si presenterà qualcuno all’asta di lunedì? Chissà… Di certo non si può non notare che le targhe e i trofei storici del Monza rischiano di finire nelle mani di qualcuno che non erediterà il seguito della tifoseria. Abdul Kadir Sheikh o Piero Santarelli, tanto per citare i nomi di due personaggi sbucati dal nulla nelle ultime ore e con trascorsi poco incoraggianti, potrebbero portarsi via dalla bacheca di via Ragazzi del ’99 le due Coppe Italia Semiprofessionisti, le due Coppe Italia di Serie C, la Coppa Anglo-Italiana e la Coppa delle Alpi. Roba da non dormire la notte per chi è biancorosso nel sangue, soprattutto se ha più di 40 anni e ha vissuto l’epopea migliore della storia del “1912”…

calcio-monza-tribunale-tifosi-mbL’asta di lunedì, infatti, corre su un binario diverso rispetto a quello sportivo, per cui vale il comma 10 dell’articolo 52 delle Norme organizzative interne della Figc: “In caso di non ammissione al campionato di Serie A, Serie B e di Divisione Unica-Lega Pro il presidente federale, d’intesa con il presidente della Lega nazionale dilettanti, potrà consentire alla città della società non ammessa di partecipare con una propria società ad un campionato della Lnd, anche in soprannumero, purché la stessa società adempia alle prescrizioni previste dal singolo Comitato per l’iscrizione al campionato. Qualora fosse consentita la partecipazione al campionato Interregionale o al campionato regionale di Eccellenza, la società dovrà versare un contributo alla Figc nel primo caso non inferiore ad euro 300mila e nel secondo caso non inferiore ad euro 100mila. È facoltà del presidente, d’intesa con i vicepresidenti della Figc, con il presidente della Lega dilettanti e con i presidenti delle componenti tecniche stabilire un contributo superiore al predetto minimo”. Dunque il sindaco di Monza, Roberto Scanagatti, dovrebbe chiedere al presidente della Figc, Carlo Tavecchio, la possibilità di assegnare il titolo sportivo o di Serie D o di Eccellenza (a seconda della volontà del soggetto prescelto) a una società che dovesse rispondere ai requisiti richiesti dalla sorta di bando che la Giunta dovrà indire al più presto. La risposta affermativa da parte delle organizzazioni calcistiche dovrebbe essere scontata.

Come confermato oggi dai curatori fallimentari, non è detto però che il soggetto scelto dalla Giunta collimerà con chi si aggiudicherà (se si presenterà qualcuno naturalmente) l’asta di lunedì prossimo. Mentre il selezionato dalla Giunta avrà diritto o alla Serie D o all’Eccellenza, il vincitore dell’asta per i marchi e per il compendio immobiliare dovrà acquistare un titolo sportivo, a meno che non ne sia già in possesso. C’è dunque la possibilità che per la stagione 2015/16 esistano due Monza o magari tre o di più se qualche società di quartiere decidesse di cambiare nome o se qualche società della provincia decidesse di trasferirsi nel capoluogo… Il riferimento non è più al 1913 Seregno perché proprio oggi il club azzurro ha diffuso il seguente comunicato “voltagabbana”: “Nessuna fusione, nessun spostamento del titolo sportivo al di fuori di Seregno. Nonostante le voci e le notizie riportate nelle ultime settimane dalla stampa e dai web media locali, il 1913 Seregno Calcio continuerà a proseguire per la propria strada. Che sia in Serie D o in Lega Pro, visto che la domanda di ripescaggio è stata correttamente depositata. Si va avanti con l’ambizioso progetto del nostro presidente, il signor Paolo Leonardo Di Nunno, che si appresta dunque a vivere la sua terza stagione al comando del sodalizio azzurro. Ed è proprio il ‘patron’ del 1913 Seregno a fare chiarezza su questo delicato e fondamentale punto: ‘Resto a Seregno, perché a dispetto di ciò che si dice in giro, sono molto affezionato a questa città e a questa società, che voglio riportare nei professionisti. Il Monza? Le voci che circolavano erano un bluff; non ho mai realmente pensato di andarmene da qui, anche perché abbiamo allestito una squadra di primissimo livello, che tra qualche giorno potrebbe anche annoverare un ex giocatore di Serie A. Ho fatto tanti sforzi per questo club, e sono disposto a farne ancora. Sono sicuro che gli amici sponsor e la gente di Seregno, dopo questa notizia saranno più vicini a me e a questa realtà che merita. Vorrei ricordare che il Seregno Calcio non è di proprietà Di Nunno, ma un grande patrimonio della città stessa, che va quindi supportato con fatti concreti e non solo con le parole. Nella prossima stagione, oltre alla prima squadra avremo anche un settore giovanile sempre più numeroso e competitivo, ed è un’altra ragione per cui sono felice di portare avanti il mio progetto. Ora auspico che qualcuno prenda a cuore questa piazza, e che collabori per rendere il Seregno un club ancora più forte e in grado di fare tutto il possibile per compiere il salto di categoria’”.

Per quanto riguarda il titolo sportivo da ricevere dalle mani del sindaco, i grandi favoriti sono i cugini Nicola e Riccardo Colombo, che fanno capo alla Cogefin di Bellusco (Nicola è il figlio di Felice, presidente del Milan dal 1977 al 1980). Secondo indiscrezioni, ancora ieri avevano discusso sull’opportunità di intervenire per salvare il professionismo a Monza, ma le opinioni in merito erano risultate divergenti.

calcio-monza-pasini-mbIl direttore tecnico Alfredo Pasini è stato assieme all’allenatore Fulvio Pea, ormai ex, colui che ha fatto più di tutti per tenere a galla la barca… “È vergognoso che un territorio come la Brianza abbia lasciato morire una squadra con più di 100 anni di storia. Non ha mostrato alcun attaccamento a uno dei suoi simboli sportivi: è solo attratto da interessi personali. Chi ha deciso di costruire un progetto nuovo non si è reso conto che nei dilettanti c’è solo da mettere soldi perché non ne entrano minimamente. Senza contare che è difficile vincere il campionato di Serie D. È stato un anno in cui tutti hanno stretto i denti, hanno sputato sangue per ottenere comunque la salvezza sul campo. Alla fine non è servito a niente anche per colpa delle istituzioni che non ci hanno aiutato. Il Brescia aveva 35 milioni di euro di debiti, ma il sindaco della città ha preso per le orecchie gli imprenditori della locale Confindustria e li ha convinti a salvare il club, spiegando loro il valore per il territorio di una società di quel livello, che toglie comunque 300 ragazzi dalle strade. Qualche settimana fa da noi si sperava che col fallimento l’incubo sarebbe finito presto. Invece, almeno io mi sbagliavo: a Monza lo sport non interessa. Qualcuno dovrà farsi l’esame di coscienza e rispondere davanti ai cittadini del suo comportamento. Le uniche persone degne di Monza sono i tifosi, sia quelli della curva che quelli della tribuna. Si può affermare che il Calcio Monza e i suoi tifosi si sono salvati, mentre a retrocedere sono stati le istituzioni e gli imprenditori”.

appiani-scanagatti-prada-mbIl sindaco Scanagatti non fa una piega… “Quella di oggi è stata la logica conclusione di un travaglio. Cos’è che ci si aspettava?!? Piuttosto che avere tra i piedi un altro personaggio improbabile è stato meglio così. È vero che alla vigilia della prima asta siamo stati a un passo dalla soluzione del problema (il riferimento è probabilmente all’acquisto sfiorato da parte dei Colombo, ndr), ma alla fine non c’è stato nessuno che se la sia sentita di affrontare da solo il percorso di risanamento del Monza Brianza 1912. E questo non è un buon segnale. Probabilmente ha pesato troppo il passato recente della società, frutto dell’attuale ‘sistema calcio’, che si deve autoriformare”. Quali saranno le vostre prossime mosse? “Ho chiesto agli uffici competenti del Comune di approfondire la questione. Dopo l’asta ordinata per la vendita dei marchi e del compendio immobiliare decideremo come muoverci”.

calcio-monza-tribunale-pubblico-mbIn Tribunale era presente Maurizio Silva (a sinistra nella foto) del Consiglio direttivo del Monza Club Libertà, di cui è stato portavoce fino allo scorso ottobre. “È un giorno tristissimo – ha esordito – Oggi è morto il ‘1912’ a causa delle ultime scandalose gestioni favorite dal disinteresse del territorio, ormai ventennale. Siccome i tifosi del Monza hanno tra i propri valori l’attaccamento alla maglia, la speranza è che adesso si faccia avanti qualcuno di buona volontà che almeno riparta dalla Serie D con un progetto serio. Come del resto è successo nel 2014 a Padova, i cui tifosi già quest’anno hanno potuto festeggiare il ritorno nel professionismo dei biancoscudati”.

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