Attualità

Limbiate e la polemica sulla chiesa che diventa (forse) moschea

La proposta di trasformare la chiesa di San Giorgio in un centro interculturale ha innescato un'accesa polemica. I commenti dei protagonisti.

moschea

Trasformare una chiesa che non viene più utilizzata in un luogo interculturale: è solo una proposta, ma ha già scatenato polemiche. Succede a Limbiate, quando, nella riunione di febbraio della Commissione territorio, il capogruppo della lista “Sinistra e Partecipazione” Giulio Fossati ha chiesto di aprire la chiesa di San Giorgio, nella centrale piazza Solari, anche a fedeli di altre confessioni.

La voce si è diffusa velocemente, deformandosi: e il centro interculturale è diventato, nell’immaginario cittadino, una moschea. «Ma no, ma che moschea – esclama Fossati, che sull’argomento ha già scritto un post sul suo blog  -. Tanto più che a Limbiate ne esistono due già da una decina di anni». Eppure: «Fossati ha parlato esplicitamente di moschea – ripete il capogruppo di Forza Italia, Luca Mestrone -. E proprio ieri sera (18 marzo, ndr) il capogruppo Pd ha ribadito in Consiglio comunale che la chiesa non è sconsacrata, solo inutilizzata. Chi amministra ha la responsabilità di fare delle proposte concrete, che devono andare al di là della mera provocazione – accusa -. L’integrazione passa anche da proposte di buon senso: ben vengano le aperture, ma arrivare addirittura a mettere a disposizione una chiesa del centro è irragionevole».

Un malinteso, probabilmente. «Mi piaceva l’idea di creare un centro interculturale nel cuore del paese, come ne esistono a Zurigo – continua Fossati -, e ho pensato che la chiesa di San Giorgio potesse essere una buona soluzione, con il presidio di Don Angelo, che ha sempre avuto cari i temi di multiculturalità e integrazione. Ma se la disponibilità non c’è, la faremo altrove». La domanda non manca: «A Limbiate risiedono molti cittadini di religione islamica – spiega l’assessore Paolo Ferrante  -, che in più occasioni hanno sollecitato l’amministrazione comunale a consentire l’uso di edifici industriali dismessi come luogo di culto e sede delle loro associazioni. Finora non è stato possibile dar seguito alle richieste, perché la vigente normativa urbanistica non lo consente. Consapevoli del problema, negli indirizzi per la variante al Pgt abbiamo previsto l’introduzione di una nuova flessibilità normativa per gli ambiti industriali al fine di facilitarne il riuso, comprendente anche l’ipotesi di renderli riutilizzabili come luoghi di culto». «Ma a livello urbanistico, un magazzino non è un luogo di culto – protesta Fossati -. La fede è una parte fondamentale della vita, per questo è importante che non venga relegata in periferia, come una cosa che viene tenuta ai margini perché se ne ha paura».

Di parere opposto, invece, Mestrone: «Anche a Milano Pisapia sta spostando i centri dedicati alle altre fedi in periferia, dove sono più controllabili, noi invece andiamo in senso opposto – protesta -. Il centro di Limbiate poteva essere vivacizzato, rendendolo pedonale o pensando ad altre iniziative: e invece vogliamo far diventare la chiesa una moschea». «L’intervento del consigliere Fossati è nella direzione di trovare soluzioni al problema che siano più adeguate nel favorire la convivenza di realtà diverse presenti sul territorio – conclude Ferrante -. Occorrerà verificarne la fattibilità».

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